Il covo delle Monellas

Posts written by checca0074

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    "NON DIRLO AL MIO CAPO", LA NUOVA FICTION RAI CON LINO GUANCIALE

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    Dal 28 aprile per sei puntate Vanessa Incontrada sarà una giovane mamma

    Mancano pochi giorni all'inizio del mese di aprile e la Rai ha in serbo grandi novità. Si inizia il 18 con il primo episodio della fiction "Il Sistema", con Claudio Gioè nei panni di un finanziere infiltrato che cerca in tutti i modi di scoperchiare la 'cupola' che avvolge il caso 'mafia capitale'. Insieme a lui anche Gabriella Pession. Dal 28, subito dopo la fine della decima stagione di Don Matteo, prenderà il via la fiction "Non dirlo al il mio capo" con Vanessa Incontrada, Lino Guanciale e Andrea Bosca (Guanciale e Bosca hanno già lavorato insieme sul set della serie "La dama velata" con Miriam Leone).

    Non dirlo al mio capo
    Lisa (Vanessa Incontrada) è una giovane mamma. Si è sempre occupata dei suoi due figli Mia e Giuseppe ma, dopo la morte del marito, deve rimboccarsi le maniche e cercare un lavoro. Dopo tanti colloqui andati male, non per incompetenza o incapacità, ma solo per il fatto di essere una madre single, Lisa decide di mentire sulla sua vita personale e si presenta ad un nuovo colloquio dicendo di essere una donna single e senza figli. Viene così assunta come segretaria nello studio legale dell'avvocato Enrcio Vinci (Lino Guanciale che vedremo a settembre nei panni del dottor Cluadio Conforti per la fiction Rai dal titolo "L'allieva" e poi nuovamente nei panni di Guido nella quarta stagione della serie "Che Dio ci aiuti" della quale sono iniziate da poco le riprese). Il dottor Vinci è un uomo duro, sposato al suo lavoro, non permette distrazioni ai suoi dipendenti e poi, ha un pessimo rapporto con le donne. Lisa dovrà faticare non poco per farsi strada. Tra la vita lavorativa e quella da mamma fa capolino Fabrizio (Andrea Bosca) cosa succederà? La serie, diretta da Giulio Manfredonia è composta da sei puntate, oltre a Guanciale, Bosca e Incontrada vedremo anche Chiara Francini nei panni di Perla, Giorgia Surina sarà Marta, Federico Riccardo Rossi interpreterà Jacopo e Gloria Radulescu sarà Claudia.

    FONTE: http://it.blastingnews.com/tv-gossip/2016/...e-00855765.html
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    anche se in ritardo ... accettiamo volentieri grazie!! :woot:
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    UNA PALLOTTOLA NEL CUORE 2 STAGIONE: LA FICTION DI RAI 1 CON GIGI PROIETTI TORNA IL 5 APRILE [ANTICIPAZIONI E CAST]

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    Bruno Palmieri torna in tv con nuovi cold case da risolvere

    Da martedì 5 aprile torna Una pallottola nel cuore con la 2 stagione, la fiction di Rai 1 con protagonista Gigi Proietti nei panni del giornalista di cronaca nera Bruno Palmieri. Riconfermato il cast della passata stagione e le anticipazioni rivelano che anche per questa stagione la fiction terrà compagnia ai telespettatori con 4 puntate, in cui Bruno si troverà ad indagare su un omicidio successo ben 30 anni prima. Ricordiamo, infatti, che l’alter ego televisivo di Proietti è un giornalista di cronaca nera, alle prese con omicidi irrisolti e rimasti senza un colpevole.
    Dopo il successo della prima stagione, andata in onda nel 2014, Una pallottola nel cuore torna in onda su Rai 1 con la 2 stagione dal 5 aprile con nuovi casi da risolvere. Nella 2 stagione di Una pallottola nel cuore, a fianco di Gigi Proietti ci saranno i protagonisti che abbiamo conosciuto nel corso della prima stagione. Ritroveremo Francesca Inaudi, nel ruolo di Maddalena, figlia di Bruno, e Licia Maglietta, nel ruolo di Paola, mamma di Maddalena, che di recente abbiamo visto in Tutto Può Succedere.
    Nel cast della fiction di Rai 1 al via martedì 5 aprile, e diretta da Luca Manfredi, rivedremo anche Marco Marzocca, nei panni del fotografo della redazione Fiocchi, Franco Castellano nel ruolo di Adelmo e Ruben Rigillo, nelle vesti di Sandro. Tra le new entry nel cast di Una pallottola nel cuore 2 stagione segnaliamo Cecilia Dazzi ed Enzo Decaro.
    Anche la 2 stagione di Una pallottola nel cuore sarà composta da 4 puntate, all’interno del quale vedremo Bruno Palmieri alle prese con i classici cold case, gli omicidi che sono stati lasciati in sospeso e rimasti senza un colpevole. In particolare, il giornalista alle soglie della pensione avrà a che fare con il suo passato, tornando ad indagare su un fatto accaduto 30 anni prima, quando qualcuno gli sparò alle spalle, conficcandogli una pallottola vicino al cuore. Riuscirà a scoprire l’identità del colpevole?
    Appuntamento fissato per martedì 5 aprile con Una pallottola nel cuore 2, stagione che sarà caratterizzata anche questa volta da umorismo e tanta ironia.

    FONTE: http://www.televisionando.it/articolo/una-...-e-cast/159253/
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    COME FAI SBAGLI, PUNTATA DEL 27 MARZO 2016: ARRIVA UNA NUOVA FAMIGLIA

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    Il primo episodio della fiction firmata Rai è stato molto apprezzato dai telespettatori italiani. Ecco cosa vedremo nel secondo appuntamento.

    Continuano le vicende della nuova serie firmata Rai Fiction "Come Fai Sbagli". Sin dalla prima puntata, questo nuovo programma ha raggiunto ottimi ascolti, riuscendo a battere l'audience de "Il Segreto" su Canale 5. Casa Rai ha deciso di puntare nuovamente sull'importanza della famiglia, proprio come accaduto in "Tutto può succedere". Dunque, il pubblico ha apprezzato molto le vicende raccontate nella nuova fiction Rai che, difatti, sono molto vicine alla vita reale. Dunque, cosa vedremo nella seconda puntata di "Come Fai Sbagli"?

    La famiglia Pagnozzi
    Attraverso le famiglie Piccardo e Spinelli, la serie Rai mette a confronto due modelli educativi in forte contrasto tra loro. Ad esempio, i Piccardo si preoccupano costantemente della felicità dei propri figli, che viene messa al primo posto; gli Spinelli, invece, esigono dai propri figli prima di tutto il massimo rispetto. Dunque, i due modelli su cui ci si concentra nella fiction Rai sono stati estremizzati, così da poter descrivere in modo dettagliato le innumerevoli situazioni in cui devono imbattersi i genitori moderni, con numerosi risvolti comici o, addirittura, paradossali. Intanto, la vicina di casa, grazie alla complicità del piccolo Diego e grazie alle sue doti in informatica, ha potuto ritrovare un suo vecchio amore. Di conseguenza, Evelina decide di iniziare una nuova vita e, dunque, vende la sua abitazione per trasferirsi in Australia. Oltretutto, nella seconda puntata di "Come Fai Sbagli", ci sarà l'arrivo di una terza famiglia, che si stabilirà tra la villa dei Piccardo e quella degli Spinelli, ovvero nella casa della donna ormai partita per l'Australia. Oscar e Sonia sono i coniugi della famiglia Pagnozzi; i due sono stati capaci di assicurarsi un benessere economico grazie ad un grande impegno e ad una forte determinazione. I Pagnozzi, però, saranno sempre in bilico tra ciò che è giusto e legale e ciò che è sbagliato e, dunque, illegale. I telespettatori potranno immedesimarsi nei personaggi o criticare le loro azioni.

    FONTE: http://it.blastingnews.com/tv-gossip/2016/...a-00849247.html
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    Buonasera mie monelles :checca: vi lascio un piccolo pensiero della nostra favoletta... so che è molto gradito... vi auguro buona lettura a tutte :wub: :wub: :wub:

    Il tempo era volato e Patrizia si era ristabilita. La febbre era sparita e lei era tornata a sorridere. Le amorevoli cure delle fatine l’avevano aiutata a ristabilirsi e a tornare nuovamente alla vita. Patrizia era seduta davanti allo specchio mentre si pettinava, quando fecero ingresso nella sua stanza fata Cinzia e Fata Fafà, con in braccio il suo inseparabile Leone. “Ben alzata Patrizia” La salutò fata Cinzia. “Ti trovo davvero bene e, finalmente pronta per un altro viaggio” Un dolcissimo sorriso apparve sul viso di Patrizia. Era così felice, finalmente avrebbe rivisto Giulio e chissà, forse anche la sua bambina. Scatto in piedi e volò tra le braccia delle due fate. “Grazie Fatine, non sapete che gioia mi date… Non vedevo l’ora.” Le due fate si guardarono sorridendo “Sì lo capiamo benissimo Patrizia” disse fata Fafà. “Ma aspetta a essere così entusiasta.” Patrizia si guardò intorno e poi scoppiò a ridere “Tanto non mi fregate questa volta. Non vedo fata Checca in giro, quindi presumo che il mio viaggio sarà bellissimo… e chissà, magari Giulio riuscirà a sentirmi. Io riuscirò a toccarlo o almeno a fargli sentire la mia presenza.” Fafà le accarezzò i capelli, guardandola teneramente. “Non voglio che tu ti illuda Patrizia. Tu ti trovi in un posto molto lontano. Lui non potrà mai sentirti. Vogliamo che tu di questo ne sia consapevole.” Patrizia la guardò con aria supplichevole “Ditemi la verità. Io sono morta vero? Per questo Giulio non può sentirmi.” Fata Cinzia si avvicinò alla fanciulla abbracciandola. “Non sei morta Patrizia e non possiamo dirti altro. Però ora devi essere pronta per affrontare un altro viaggio con fata Fafà” Fu così che Fata Fafà afferrò le mani di Patrizia e il solito vortice di luce le travolse. Patrizia chiuse gli occhi e quando li riaprì si ritrovò in un appartamento vecchio, freddo e mal arredato. Si guardò intorno, stupita. Che strano posto era quello? Fata fafà le liberò la mani e le sorrise per incoraggiarla a ricordare. "Forza Patrizia, non puoi aver dimenticato! Sii ottimista e affronta anche questo altro viaggio, vedrai che avrai presto di nuovo tutta la forza per riprenderti la tua vita." Poi le sorrise dolcemente e sparì nel suo vortice di luce. Patrizia cosi ritrovò sola, e proprio allora, improvvisamente, ricordò tutto nitidamente! Ma quello era il suo piccolo e malandato appartamento, quello che lei aveva preso in affitto, quando aveva deciso di andare a vivere da sola! Ancora incredula, cominciò a girovagare per casa. E proprio davanti suoi occhi, guardando attraverso la finestra riuscì a vedere la Caserma dei Carabinieri, il Palazzo dei Consoli e tutta la splendida piazza Grande. Le uscì di bocca un gridolino di gioia, un altro ricordo bellissimo riaffiorava dal suo passato! Si girò intorno e riconobbe lo sconquassato letto pieghevole poggiato a terra, e quando entrò nell'angusto e vecchio bagno scoppiò in una sonora risata! Rivide in un attimo Giulio aggirasi fra quelle quattro mura con l'aria affranta e spaesata, rivide il suo imbarazzo quando la raggiungeva di nascosto sfuggendo agli inseguimenti di suo padre. Ma quando sentì improvvisamente il rumore delle chiavi che giravano nella toppa di casa, sussultò sorpresa. Ancora una volta, aveva dimenticato che nessuno poteva vederla e sentirla. Si sentì in qualche modo sollevata, quando sentì le voci che le venivano incontro, mentre un altro tassello dei suoi ricordi si ricomponeva sotto i suoi occhi. "Giulio, forza entra subito. Poggia la cassetta qui e vieni in bagno. Non so cosa sia successo questa volta, ma lo scaldabagno proprio non funziona più. Ti prego, vieni a vedere cosa succede?" Vide Giulio seguirla completamente nel panico "Patrizia io non sono un tecnico! Cosa vuoi che ne capisca di scaldabagni? Per favore Patrizia, questa casa sta cadendo a pezzi, non lo vedi? Io voglio aiutarti, e lo sai che sto facendo di tutto per darti una mano, mentre mi invento mille scuse assurde per sfuggire a tuo padre, ma ti prego ragiona! Questa è una topaia! Torna a casa, non puoi vivere qui, forse dovevi avere più pazienza e trovare con calma un altra sistemazione." Rivedere se stessa davanti a Giulio, le procurò una dolorosa fitta nel petto. Già a l’epoca amva Giulio incondizionatamente e, si inventava le scuse più assurde per poterlo vedere, stargli vicino, parlare con lui. Senza vergogna, senza curarsi se a volte poteva sembrare una ragazzina stupida e viziata. Poi osservò se stessa cambiare espressione del viso, guardare intensamente Giulio "Hai ragione Giulio, lo so. Ma io voglio vivere lontana da mio padre, anche se sono ad un tiro di schioppo dalla caserma e questa casa cade a pezzi, ma è l'unica che posso permettermi. Ti prego...per favore mi aiuti ancora?" Giulio sospirò sorridendole "Ok va bene. Non ti garantisco nulla, ma prometto che ci provo" E così Giulio, dopo essersi tolto la giacca ed aver preso una tenaglia fra le mani, raggiunse la Patrizia del passato, in bagno. Rannicchiata in un angolino, la Patrizia del presente, spettatrice invisibile di ciò che stava accadendo, trattenne istintivamente il fiato. Il suo cuore, ancora incredulo nel poter osservare così da vicino il suo Giulio in tutto il suo splendore, mentre si dava da fare con le tubature, cominciò a battere furiosamente. Ma quando era sexy ed affascinante suo marito? Ma quanto avrebbe voluto gettargli le braccia intorno al collo per rubargli anche un solo singolo e disperato bacio? Si trattenne a stento nel mettere in atto quell'impresa impossibile e disperata, rimanendo invece immobile aspettando che si materializzasse sotto i suoi occhi una scena romanticissima ed indelebile. E così, mentre Giulio si voltava all'improvviso, Patrizia si ritrovò a dividere con lui uno strettissimo spazio. I loro corpi avvinghiati in una stretta improvvisa, lasciarono entrambi senza fiato e parole. Gli occhi di Giulio si posarono sulle labbra carnose ed invitanti di Patrizia, mentre lo sguardo di lei annegava nei sui occhi ambrati. il respiro caldo ed invitante dell'uno sull'altra era un invito ed un richiamo irresistibile. Un bacio, solo un bacio fra di loro avrebbe potuto in quell'attimo suggellare quel momento unico e meraviglioso fra di loro. Era quello che volevano, quello a cui entrambi desideravano da tempo e che ora poteva finalmente avverarsi. Fino a quando, purtroppo, il telefono di Giulio suonò. Ed Amanda, ancora lei, spazzò via in un attimo il loro sogno. E nel futuro Patrizia si ritrovò con gli occhi pieni di lacrime, e i pugni stretti per la rabbia. Se solo avesse potuto avere Amanda, quella tremenda arpia fra le mani, avrebbe scaricato su di lei i suoi pugni e la sua rabbia!
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    Buongiorno covo del mio cuoricino :checca: vi regalo un aggiornamento e vi auguro buon giovedì Santo :uovogrande:

    Alessio Sperti e Luigi Chiodi furono tradotti in caserma, accompagnati dal Maresciallo e Severino.
    Giulio era già nel suo ufficio, in attesa del loro arrivo. Poco dopo, arrivarono anche Don Matteo e il signor Sergio Chiodi. Giulio fece cenno al Maresciallo di avvicinarsi.
    GIULIO: Mo che c’entra er prete?
    MARESCIALLO: Abbiamo trovato i due in strada che stavano facendo a pugni e...
    Giulio non lo fece finire...
    GIULIO: E il prete era lì, che stava assistendo alla scena, giusto?
    MARESCIALLO: Diciamo che li stava dividendo.
    GIULIO: Pure! Allora signor Luigi, lei ci ha raccontato un po’ di bugie. Ci ha detto che non conosceva il signor Sperti così bene e poi veniamo a scoprire che vi sentite al telefono. Addirittura, siete venuti alla mani. Possiamo saperne il motivo?
    LUIGI: Lui ha ucciso mio fratello!
    Alle accuse di Luigi, Sperti si alzò in piedi e iniziò ad urlargli contro.
    ALESSIO: Non è vero, non sono io che ho ucciso Franco! Lui era il mio migliore amico!
    GIULIO: Si calmi, signor Sperti e non urli. Se è vero che lei era il migliore amico di Franco, mi dice perché il giorno dopo l’inaugurazione, lei e la vittima avete litigato?
    Alessio Sperti sembrava aver perso la parola.
    GIULIO: Allora signor Sperti io sto aspettando una sua risposta, anche perché dopo quel litigio lei è stato licenziato se non erro.
    L’uomo continuò nel suo silenzio.
    MARESCIALLO: Signor Sperti, lei dopo aver litigato con la vittima e essere stato licenziato, è tornato da lui la sera per convincerlo a riassumerla, lui non accettato e lei l’ha ucciso.
    Alle accuse del Maresciallo, Alessio Sperti iniziò a parlare.
    ALESSIO: Non sono stato io ad uccidere Franco. Ve lo giuro! Io avevo bisogno di quel lavoro e non avrei mai potuto farlo. Sì, è vero, io e Franco abbiamo litigato la mattina dopo l’inaugurazione, ci ha sentiti anche la ragazza che lavorava con noi ma abbiamo litigato per colpa sua.
    Indicò Luigi Chiodi.
    LUIGI: Stai zitto, non è vero che è stata colpa mia!
    GIULIO: Signor Luigi si calmi o la faccio portare via subito. Continui, Sperti.
    ALESSIO: Franco e Luigi lavoravano insieme nel negozio del padre a Faenza. Luigi curava la parte contabile e Franco si occupava delle creazioni. Era molto bravo! Un giorno, però, Franco si accorse che Luigi aveva acquistato, senza dirgli nulla, una partita di ceramica. Gli disse che era stata un occasione. Quando Franco iniziò a lavorarla, però, si rese conto che era scadente. L’idea di Luigi era di risparmiare sugli acquisti e vendere il prodotto allo stesso prezzo. Franco non era assolutamente d'accordo, anche perché le sue creazioni erano talmente particolari che richiedevano la migliore qualità di ceramica.
    Ascoltando la confessione di Alessio, Sergio Chiodi ebbe un malore. Don Matteo lo sorresse e l’uomo inveii contro il figlio.
    SERGIO: Luigi, dimmi che non è vero! Cosa ti ho insegnato in tutti questi anni?
    Don Matteo cercò di tranquillizzarlo, in modo da poter far andare avanti l’interrogatorio.
    GIULIO: Vada avanti, signor Sperti.
    ALESSIO: Franco ordinò a Luigi di non comprare più quel materiale, altrimenti sarebbe andato via da Faenza e sciolto la loro società. Luigi, però, continuò a farlo e Franco decise di tornare qui a Gubbio ed aprire un'attività sua. Chiese a me di venire qua con lui, tanto più che il negozio per cui stavo lavorando aveva chiuso per la morte del titolare e io accettai subito. Avevo troppo bisogno di quel lavoro. Prima dell’apertura, Luigi è venuto da me con un pezzo di ceramica di ottima qualità e me lo ha fatto vedere, dicendomi che aveva capito l’errore che aveva fatto con suo fratello e che ora voleva rimediare. Così, ho fatto l’ordine con lui ma allo scarico, Franco si è reso conto che la partita di ceramica era la stessa che Luigi prendeva per il negozio di Faenza, cioè quella scadente. E' andato su tutte le furie e ha deciso di licenziarmi. Franco mi aveva avvisato di non fidarmi di lui e io invece gli ho creduto come uno stupido. Ho cercato di spiegargli che ero stato raggirato ma non mi ha creduto.
    GIULIO: Sperti, ci risulta dal tabulato telefonico della vittima, che lei lo ha chiamato la sera dell’omicidio, poco prima che Franco venisse ucciso.
    ALESSIO: Sì, è vero, l’ho chiamato per chiedergli di riassumermi ma non ha voluto, così sono andato in un bar e ci sono rimasto per tutta la sera. Potete chiedere conferma al barista. Ve lo giuro, non sono stato io ad uccidere Franco.
    GIULIO: Lo faremo signor Sperti. Signor Luigi, dai suoi conti bancari ci risulta che il suo conto è in rosso, però il suo tenore di vita è agiato. Negozi di lusso, vacanze. Cosa ci dice?
    LUIGI: Lo so, che pensate sia stato io ad uccidere mio fratello ma non è così, ve lo giuro.
    L’uomo ormai era in preda al panico.
    GIULIO: Questo è da vedere, signor Luigi. Anche lei, la stessa sera, ha chiamato suo fratello e non ci ha detto nulla. Ci risulta, infatti, una sua telefonata trenta minuti prima che Franco venisse ucciso, perciò è stato lei l’ultimo a chiamarlo e sicuramente a vederlo vivo.
    LUIGI: Sì, è vero, ho chiamato mio fratello ma non sono mai andato da lui.
    GIULIO: E dove è andato, signor Luigi?
    LUIGI: Io l’ho chiamato per parlargli e chiedergli un prestito. Sono pieno di debiti, ecco perché abbiamo litigato la sera dell’inaugurazione. Lui, però, non ne voleva più sapere di me e dei miei problemi. Mi ha detto che era stanco di aiutarmi e che non dovevo più farmi vedere.
    GIULIO: Così ha deciso lo stesso di andare da lui, avete litigato ancora e l’ha ucciso.
    LUIGI: No, lo giuro, non sono stato io.
    GIULIO: Signor Chiodi Luigi, lei è in arresto per l’omicidio di suo fratello Franco Chiodi. Invece signor Sperti lei per il momento può andare ma non lasci la città per nessun motivo. Maresciallo, faccia accompagnare i signori.
    MARESCIALLO: Comandi, Capitano.

    Giulio rimase solo nel suo ufficio, ora doveva avvisare il magistrato per avere la convalida dell’arresto. Doveva chiamare Patrizia e non sarebbe stata un'impresa facile.
    "Sicuramente mi manderà al diavolo o come minimo mi sbatterà il telefono in faccia. La chiamo con il telefono della caserma, così visualizzerà numero privato e non immaginerà che sono io."
    Giulio era davvero teso ed emozionato come non lo era da tempo. Si fece coraggio e la chiamò.
    Patrizia era indaffaratissima quella mattina, stava impazzendo immersa in tutti quei documenti, fascicoli, verbali. Sentì il telefono squillare. Lo guardò seccata.
    "E ora chi è? Numero privato? Boh!"
    PATRIZIA: Pronto?
    GIULIO: Ciao, Patrizia, sono Giulio.
    Il cuore di Patrizia perse un colpo. Anche solo sentire la sua voce la emozionava.
    PATRIZIA: Giulio! Scusa...ma sto lavorando.
    GIULIO: Oh, mi scusi dottoressa! Mi sa che lei non è l’unica a farlo. Posso parlarti o sei impegnata?
    PATRIZIA: Cosa c'è?
    GIULIO: Ci sono sviluppi sul caso Chiodi, ho appena arrestato il fratello.
    PATRIZIA: I miei complimenti li devo fare a te o a Don Matteo?
    GIULIO: Noto che sei molto spiritosa oggi. Allora, vieni tu o vengo io?
    PATRIZIA: Vengo io, anche perché tra un’ora stacco e devo tornare a casa.
    Giulio cambiò il suo tono di voce, che da professionale divenne dolce e profondo.
    GIULIO: Senti, Patrizia, dopo che abbiamo finito di parlare di lavoro, ti andrebbe di mangiare qualcosa insieme? Così parliamo un po’.
    Patrizia era incantata, adorava la sua voce, così calda e sensuale e quando le parlava in quel modo, si scioglieva come neve al sole. Avrebbe voluto tanto accettare quell’invito.
    PATRIZIA: No, grazie, non ho fame. Scusami ma devo chiudere, altrimenti non riuscirò a passare in caserma. A dopo.
    Nel frattempo, il Maresciallo e Don Matteo, come al loro solito, erano fuori dalla caserma a discutere del caso.
    MARESCIALLO: Don Matteo, che c’è che non va? La vedo pensieroso.
    DON MATTEO: E’ vero, Maresciallo, non sono molto convinto che sia stato Luigi a uccidere suo fratello.
    MARESCIALLO: Don Matteo, come no? Questa volta le prove parlano chiaro. I guai che Luigi aveva combinato al fratello, i debiti che aveva, Franco che si è rifiutato di aiutarlo e il fratello in un momento di ira l’ha ucciso.
    DON MATTEO: Sbaglio o mi ha detto che l’assassino è mancino? E poi perché uccidere il fratello se era l’unico che lo poteva aiutare a pagare i suoi debiti?
    Cecchini non gli rispose, la tesi di Don Matteo calzava a pennello.
    DON MATTEO: Io, comunque, scaverei più a fondo nella vita privata della famiglia Chiodi e di Alessio Sperti, non si può mai sapere cosa si può scoprire, Maresciallo.
    Cecchini ci pensò un attimo.
    MARESCIALLO: Farò come dice lei.
    Don Matteo vide arrivare Patrizia, con passo veloce e la sua inseparabile valigetta. Ormai la giornata stava volgendo al termine, il giorno pieno di sole lasciava spazio alla notte e al chiarore della luna. Piazza Grande s'illuminò delle luci dei lampioni.
    DON MATTEO: Arriva sua figlia, Maresciallo. Come vanno le cose tra voi?
    Cecchini la guardò un attimo e si rigirò verso Don Matteo.
    MARESCIALLO: Non mi parla, so che chiama sua madre spesso ma con me non vuole parlare.
    DON MATTEO: Faccia lei il primo passo, Maresciallo, è sempre sua figlia.
    Cecchini non rispose al consiglio di Don Matteo ma era chiara la sua amarezza per la situazione con Patrizia.
    Patrizia era ormai abbastanza vicina.
    PATRIZIA: Buonasera, Don Matteo, Maresciallo...
    DON MATTEO: Buonasera, Patrizia.
    MARESCIALLO: Ora vado, Don Matteo, sicuramente è venuta per il caso Chiodi. Le farò sapere se ci sono novità.
    Pietro, nel frattempo, stava mettendo al corrente il Capitano di quello che il suo informatore gli aveva comunicato e della scenata di Patrizia. Il viso di Giulio era seriamente preoccupato.
    Patrizia arrivò davanti alla porta chiusa dell’ufficio di Giulio, notò i due che parlottavano fra loro e capì che i loro discorsi riguardavano lei. Bussò ed aprì senza aspettare il permesso.
    PATRIZIA: Voi due formate proprio una bella coppia!
    I due si guardarono e scoppiarono a ridere. Si aspettavano una Patrizia arrabbiata. Invece era tranquilla e serena. Si erano preparati alla sua ira ma dopo la sua battuta, poterono rilassarsi anche loro...
    PATRIZIA: Allora, Capitano, cosa doveva dirmi?
    GIULIO: Secondo le nostre indagini, Luigi Chiodi risulterebbe essere l’assassino di Franco Chiodi.
    Mentre Giulio parlava, lei continuava a leggere accuratamente i verbali, i tabulati telefonici, i conti bancari. Giulio notò la sua indifferenza nell’ascoltarlo e la cosa lo indispettì.
    GIULIO: Mi scusi dottoressa ma mi sta ascoltando?
    Patrizia alzò la mano come per dire a Giulio di aspettare un attimo e continuò imperterrita a tenere lo sguardo sui fogli. Ci fu un lungo silenzio e Giulio guardò stranito Ghisoni. Anche il Maresciallo entrò nell’ufficio e notando il silenzio fece un gesto al Capitano per chiedere cosa stesse succedendo. Lui, a sua volta, alzò le spalle facendo capire a Cecchini che neanche lui ci stava capendo granché. Improvvisamente, Patrizia chiuse il fascicolo e lo poggiò sulla scrivania.
    PATRIZIA: Capitano, con le prove che mi ha fornito, io posso far trattenere Luigi Chiodi al massimo quarantotto ore e non di più, anche perché mancano ancora i rapporti della scientifica. Comunque, la prego di sollecitare i colleghi per i risultati e mi faccia avere una copia del fascicolo per domani mattina in Procura, lo leggerò meglio. Non faccia quella faccia Capitano, non si preoccupi, il Maresciallo ha appena finito di fare rapporto a Don Matteo, magari vi darà una mano lui anche questa volta. Io vado buona, sera a tutti.
    Patrizia uscì dall’ufficio, mentre Giulio fulminò Cecchini con lo sguardo.
    GIULIO: Maresciallo Cecchini, quante volte le devo ripetere che un prete deve fare il prete e lei il carabiniere? Ci manca solo che in Procura vengano a sapere della sua società con Don Matteo.
    Il Maresciallo abbassò lo sguardo, mortificato.
    GIULIO: Su, Cecchini, non faccia la vittima. Prenda il fascicolo Chiodi e lo fotocopi. Ha sentito la dottoressa? Per domani mattina vuole averlo.
    MARESCIALLO: Comandi, Capitano!
    Ghisoni rimase in ufficio con Giulio, avevano ancora molte cose da dirsi.

    Patrizia arrivò a casa e vide lo scooter della sorella parcheggiato fuori.
    Stava pensando seriamente alla proposta di Domenico per quel fine settimana, era sempre più convinta che le avrebbe fatto bene ad accettare il suo invito. Ora, però, avrebbe dovuto fare i conti con chi, di questa cosa, non ne sarebbe stata contenta, come sua sorella.
    Patrizia entrò in casa e trovò Assuntina seduta sul divano con le braccia conserte e il broncio.
    PATRIZIA: Buona sera, sorellina. Cos’è quel muso?
    ASSUNTINA: E’ da ieri mattina che non ti fai sentire. Non mi devi dire nulla?
    Patrizia poggiò la sua borsa e la sua giacca su una sedia e iniziò a guardarla seria.
    PATRIZIA: Sì, in effetti una cosa dirti ce l'avrei. Smettila di organizzarmi incontri con il Capitano.
    ASSUNTINA: Allora, com’è andata? Vi siete dati da fare? Voglio i particolari, anche i più piccanti.
    Patrizia le sorrise e decise che quello era il momento giusto per parlare con la sorella. Si avvicinò al divano e si sedette accanto a lei, prendendole la mano.
    PATRIZIA: Ascolta, Assuntina, ieri mattina per me è stato un sogno meraviglioso. Io e Giulio ci siamo...baciati, abbracciati e ho capito che ci amiamo ancora tanto.
    Patrizia si fermò, non avrebbe voluto continuare, ciò che stava per dire, la feriva profondamente. Assuntina la capì.
    ASSUNTINA: Ma...?
    PATRIZIA: Mi è bastato vederlo ieri sera con Amanda e suo figlio per riportarmi alla realtà.
    ASSUNTINA: Ma di quale realtà stai parlando?
    PATRIZIA: Della sua famiglia, Assuntina, lui ha un figlio di cui prendersi cura e da crescere. Pensa se nostro padre avesse lasciato la mamma per un’altra persona.
    ASSUNTINA: Cosa stai dicendo? Non è la stessa cosa, papà e mamma si sono sempre amati, Giulio invece non ama Amanda, ama te!
    PATRIZIA: Questo lo so ma non si può avere tutto dalla vita. Io e Giulio ci amiamo ma non possiamo stare insieme.
    Assuntina abbassò la testa, delusa dalle parole di Patrizia. Non poteva credere che sua sorella stesse rinunciando alla sua felicità.
    PATRIZIA: Guardami e ascolta, so che quello che sto per dirti non ti farà piacere, però è la mia vita è tu devi imparare a rispettare le mie scelte.
    ASSUNTINA: Di cosa stai parlando? Vuoi andartene un’altra volta, vero?
    PATRIZIA: No, Assuntina questa volta non scappo, non preoccuparti. Sto parlando di un’altra cosa. Oggi ho incontrato Domenico, mi ha invitata ad una festa di un suo amico, in una villa vicino Perugia. Dopo, partiremo per un week-end, non so ancora dove andremo. Ho accettato il suo invito, andrò con lui.
    Assuntina si alzò in piedi infuriata.
    ASSUNTINA: Sei impazzita, forse?
    PATRIZIA: Assuntina, ti prego, dovrai accettare che forse Domenico un giorno potrà far parte della mia vita.
    Assuntina la guardò incredula.
    ASSUNTINA: Non è possibile, tu ti sei bevuta il cervello, non voglio più stare ad ascoltarti.
    Assuntina prese il casco, la borsa e scappò via, lasciando sola Patrizia.
    Istintivamente, si recò come un fulmine in caserma. Entrò nell’ufficio di Giulio senza nemmeno pensare di chiedere il permesso. Severino tentò di fermarla ma Assuntina era una furia e nessuno sarebbe riuscito a bloccarla.
    ASSUNTINA: Giuro che tu con me hai chiuso!
    Severino entrò nell’ufficio dietro di lei, l’afferrò per un braccio, cercando di trascinarla via.
    SEVERINO: Mi perdoni, Capitano, io ho cercato di fermarla ma non ci sono riuscito.
    GIULIO: Lascia stare, Severino, vai pure, ci penso io.
    SEVERINO: Comandi, Capitano!
    GIULIO: Si può sapere che ti prende?
    Ghisoni chiuse la porta, capì subito, che di lì a poco, in quell’ufficio si sarebbe scatenato l'inferno.
    ASSUNTINA: Io non ti aiuterò mai più, mai più! Stai rovinando la vita di mia sorella!
    GIULIO: Ah, io starei rovinando la vita di tua sorella? Non ti preoccupare, ci riesce benissimo da sola.
    ASSUNTINA: E invece ti sbagli, la colpa è tua! Io ti do la possibilità di rimanere da solo con lei, per chiarirvi, rimettervi insieme e tu che fai? Ti fai beccare lo stesso giorno non dico con tuo figlio, che è normale ma con quella vipera che ti tieni accanto? Dove ce l'hai il cervello? Ammesso che tu ne abbia uno!
    GIULIO: Hey, ora basta e stammi a sentire!
    Assuntina ignorò le sue parole.
    ASSUNTINA: No, ascoltami tu Capitano, dei miei stivali. Per colpa tua stasera mia sorella ha deciso di rovinarsi la vita con quel deficiente di Domenico Longhi!
    Giulio impallidì improvvisamente e una paura incontenibile gli riempì il cuore.
    GIULIO: Di che cosa stai parlando?
    A quel punto, Ghisoni intervenne per calmarli in qualche modo. Le loro urla iniziavano ad essere più forti e li avrebbero sentiti tutti. Per fortuna Cecchini era andato già via.
    GHISONI: Scusatemi ma non mi sembra il caso di urlare così. Assuntina, perché non ti siedi e ci dici con calma quello che ti ha raccontato Patrizia?
    Assuntina aggrottò le sopracciglia e guardò Ghisoni. Non riusciva a capire perché si stesse interessando tanto ad una cosa che alla fine a lui non riguardava. E perché Giulio gli stava permettendo di rimanere in ufficio?
    ASSUNTINA: Pietro, scusami, questo non è un interrogatorio ma è una faccenda personale.
    Giulio in quel momento aveva perso tutta la sua lucidità. Pensava a Patrizia, al pericolo che stava correndo e lui non poteva fare niente per proteggerla.
    GIULIO: Assuntina, dicci tutto ciò che ti ha raccontato Patrizia, ti prego.
    Assuntina vide il viso serio dei due e senza chiedere altre spiegazioni, iniziò a parlare.
    ASSUNTINA: Mi ha detto che questa mattina ha incontrato Domenico, il quale le ha proposto di andare insieme ad una festa, nella villa di un suo amico che si trovo poco distante da Perugia e che poi..
    Assuntina si fermò un attimo, era preoccupata per la reazione di Giulio, non l’aveva mai visto così sconvolto.
    GIULIO: Continua...e che poi...?
    ASSUNTINA: Senti, Giulio, mia sorella dopo che ti ha visto con Amanda e Luca ha accettato l’invito di Domenico! Dopo la festa partiranno insieme per un week-end. Mi ha anche detto che dovrò accettare l'idea che Domenico possa diventare parte della sua vita.
    Il cuore di Giulio batteva, ora, impazzito, sentì una fitta allo stomaco e si lasciò andare sulla sua poltrona. Anche Ghisoni era preoccupato. In quel momento, nell’ufficio calò un silenzio inquietante, la disperazione scolpita sul viso di Giulio, la preoccupazione su quella di Pietro, spaventarono moltissimo Assuntina.
    GHISONI: Capitano, sicuramente è la stessa festa di cui mi hanno informato. Credo di aver capito le intenzioni di Longhi.
    GIULIO: Anch’io, Ghisoni.
    Assuntina a quel punto voleva capire, doveva sapere.
    ASSUNTINA: Scusate ma vorrei sapere di che cosa state parlando...
    GIULIO: No, Assuntina è meglio che tu rimanga fuori da questa storia.
    ASSUNTINA: Tu sei pazzo! Qui si parla di mia sorella. O mi dite quello che sta succedendo, oppure vi combino in questo preciso istante un casino, che neanche se mi arrestate mi fermo.
    Giulio stava nuovamente per perdere le staffe, quando Ghisoni intervenne.
    GHISONI: Mi scusi, Capitano, se mi permetto ma credo che Assuntina ci possa aiutare.
    GIULIO: No, Ghisoni non possiamo coinvolgerla.
    ASSUNTINA: Ok, allora comincio con il casino.
    GHISONI: Stai buona tu!
    Ghisoni guardò Giulio che in quel momento non era in grado di decidere. Il suo unico pensiero era come proteggere Patrizia. Giulio gli fece cenno di andare avanti, così Pietro prese in mano la situazione.
    GHISONI: Ora ti raccontiamo tutto ma tu prima ci devi promettere delle cose.
    ASSUNTINA: Cosa?
    GHISONI: Tutto quello che ti dirà Patrizia, tu dovrai riferirlo a noi. Dovrai fare la massima attenzione a non farle capire cosa stai facendo. Non dovrai mai lasciarla, inventati qualsiasi scusa ma lei non deve rimanere mai sola. Noi vi sorveglieremo, tranquilla.
    ASSUNTINA: Ma come farò quando partirà...?
    GIULIO: Tua sorella non andrà da nessuna parte con quell’irresponsabile, dovessi chiuderla in cella di sicurezza per tutta la vita.
    GHISONI: Un'ultima cosa, tuo padre non dovrà sospettare nulla.
    Assuntina guardava i due spaventatissima.
    ASSUNTINA: Ma allora è una cosa seria?
    GHISONI: Sì, Assuntina...
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    Facciamo i nostri auguri di buon compleanno alla nostra

    MOD MONELLAS FAFA'



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    Vista la prima puntata e devo dire che mi è piaciuta. Semplice, simpatica e leggera. Giusta x una domenica sera tranquilla a casa :checca:
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    COME FAI SBAGLI: DA STASERA LA NUOVA FICTION SU RAIUNO

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    Due coppie di genitori di oggi che per crescere al meglio i loro figli sono alla continua ricerca del modello educativo perfetto sono i protagonisti della nuova fiction in sei puntate di RaiUno. Nel cast, Caterina Guzzanti, Loretta Goggi, Massimo Ciavarro e Tullio Solenghi.


    Parte stasera su RAI 1 Come fai sbagli, un nuova serie in sei puntate che ha come protagoniste due famiglie agli antipodi: i Piccardo e gli Spinelli, i primi rigidi, i secondi permissivi. Protagonisti della serie sono Enrico Ianniello, Caterina Guzzanti, Daniele Pecci e Francesca Inaudi e con Massimo Ciavarro, Tullio Solenghi e la partecipazione straordinaria di Loretta Goggi per la regia Riccardo Donna e Tiziana Aristarco.

    Gli Spinelli, Valeria (Francesca Inaudi), Walter (Daniele Pecci) e i figli Zoe (Sofia Panizzi) e Diego (Teo Achille Caprio), e i Piccardo, Laura (Caterina Guzzanti) e Paolo (Enrico Ianniello) con Giulio (Giuseppe Spata), Irene (Miriam Guaiana) e la piccola Chiara (Lucy Gentili), vivono in due case limitrofe, il primo episodio della serie coincide con la fine dell'anno scolastico, Giulio e Zoe chiudono l'anno con tre debiti. Il piccolo Diego, studioso e incredibilmente maturo, porta a casa una pagella strepitosa, tanto che la famiglia teme che diventi un secchione. A casa Piccardo invece le ottime pagelle di Irene e Chiara vengono considerate normali, anzi doverose. Zoe nel frattempo decide di abbandonare il liceo per fare l'estetista e Giulio di andare a fare tirocinio nell'azienda dove lavora il padre. La carriera lavorativa di Giulio e Zoe dura poco è tempo di ritornare sui libri con l'aiuto di Nora (Loretta Goggi), madre di Valeria, insegnante di matematica in pensione, che darà ripetizioni ai due ragazzi, per la gioia di Giulio, che ha finalmente l'occasione di stare a contatto con Zoe, e per lo sconforto di Zoe che trova noioso Giulio, quasi quanto la matematica.


    Nel frattempo la vicina di casa, la signora Evelna, grazie alle doti informatiche,del piccolo Diego ha ritrovato un vecchio amore. Decide, quindi, di vendere la sua casa e di iniziare una nuova vita in Australia.

    FONTE: http://movieplayer.it/news/come-fai-sbagli...u-raiuno_41660/
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    Questa sera vi lascio un aggiornamento un pò più corposo giusto per tenervi in allenamento :woot: :woot: :woot:

    La mattina successiva, Patrizia arrivò molto presto in ufficio. Ora anche la sua casa le stava stretta, il suo studio in procura, era l’unico posto dove si sentiva sicura, dove non c’era nulla che le parlasse di Giulio. Dopo l'interrogatorio di Assuntina, anche lì ormai aveva dei ricordi e così, come al suo solito, preferì affogare il suo dolore e la sua rabbia nel lavoro. Aveva, però, bisogno del referto dell’autopsia del caso Chiodi. Non voleva chiederlo né a Giulio e tanto meno a Domenico, avrebbe dovuto dargli troppe spiegazioni e non ne aveva nessuna voglia.
    Prese il suo cellulare e chiamò Severino.
    PATRIZIA: Buongiorno, Severino, come va?
    SEVERINO: Bene cugina Patrizia, e tu?
    PATRIZIA: Molto bene, grazie. Sei già in caserma?
    SEVERINO: Certo cugina, il mio turno è cominciato già da un’ora e ventisei minuti.
    PATRIZIA: Il Capitano è già arrivato?
    SEVERINO: Negativo, il Capitano arriverà tra trentaquattro minuti esatti.
    PATRIZIA: Senti, Severino, mi faresti un favore?
    SEVERINO: Se posso cara cugina.
    PATRIZIA: Questa mattina non ho avuto proprio il tempo di passare in caserma, non è che potresti farmi il fax dell’autopsia di Franco Chiodi qui in Procura?
    SEVERINO: Veramente...non so se posso, dovrei chiedere al Capitano.
    PATRIZIA: Certo che puoi Severino!
    Severino rimase un attimo in silenzio. Non era molto convinto della richiesta di Patrizia, la quale stava perdendo tempo e pazienza.
    PATRIZIA: Senti, Severino, devo ricordarti chi sono?
    Al quel punto Severino non poté rifiutare di accontentare la sua richiesta.
    SEVERINO: Comandi, dottoressa!
    PATRIZIA: Bravo! Mandami tutto subito, è urgente.
    SEVERINO: Sto componendo il numero in questo preciso istante, tra un po’ arriverà.
    PATRIZIA: Grazie.
    Giulio arrivò in ufficio alla solita ora. Aveva provato a telefonare a Patrizia molte volte ma lei non aveva risposto a nessuna delle sue chiamate.
    Prese il fascicolo Chiodi e iniziò a sfogliarlo nervosamente. Non poteva, però, fare a me di pensare a lei, non riusciva a capire quel suo comportamento altalenante.
    "Ma perché fa così?"
    Solo il giorno prima si erano riscoperti innamorati e complici ma era bastata la vista di Amanda e il bambino ed era tornata ad essere così fredda e dura con lui. E’ vero, Amanda gli teneva il braccio ma lui non se ne era nemmeno accorto, preso com'era dal suo bimbo.
    Giulio era davvero stranito. Decise di concentrarsi sul lavoro, anche perché Patrizia sarebbe arrivata da un momento all’altro per l’autopsia di Chiodi e quindi avrebbe potuto sfruttare l’occasione per chiarirsi con lei.
    Rileggendo il fascicolo, si rese immediatamente conto della mancanza del referto e la cosa gli sembrò strana. Giulio era furioso.
    GIULIO: Cecchini!
    Il Maresciallo, che era seduto dietro la sua scrivania, sobbalzò. Il modo in cui era stato chiamato dal Capitano era a dir poco insolitamente severo.
    MARESCIALLO: Comandi, Capitano!
    GIULIO: Maresciallo manca l’autopsia di Chiodi, che fine a fatto?
    Le urla di Giulio arrivarono fino alla scrivania di Severino che aveva dimenticato di rimetterlo a posto. Impallidì subito. Ghisoni lo guardò e se ne rese subito conto.
    GHISONI: Tu sai che fine ha fatto il referto, vero? Per caso c'entra la dottoressa Cecchini?
    Severino teneva in mano i fogli Chiodi e non sapeva cosa fare, non riusciva nemmeno a parlare. Ghisoni gli poggiò una mano sulla spalla.
    SEVERINO: Effettivamente questa mattina...
    Ghisoni non lo fece finire.
    GHISONI: Tieni le tue spiegazioni per il Capitano.
    MARESCIALLO: Signor Capitano, io non so che fine abbia potuto fare il referto, non l’ho preso io.
    GIULIO: Ci sono le streghe in questa caserma, Maresciallo?
    Severino si affacciò timoroso nell’ufficio del Capitano e Ghisoni dietro di lui.
    SEVERINO: Capitano, posso?
    GIULIO: Che c’è Severino?!
    Severino era spaventato, il Capitano era veramente arrabbiatissimo ma non poteva non dirgli la verità, anche se la colpa non era completamente sua.
    SEVERINO: Capitano, questa mattina prima del suo arrivo in ufficio, la dottoressa Cecchini mi ha chiamato chiedendomi di inviarle il referto della vittima Franco Chiodi via fax.
    GIULIO: E tu l’hai fatto ovviamente?
    SEVERINO: Affermativo, signor Capitano.
    GIULIO: Ma bravo!
    Giulio si trattenne ma lo avrebbe strozzato volentieri.
    SEVERINO: Capitano, perdoni la mia negligenza ma la dottoressa ha insistito nella sua richiesta ricordandomi il ruolo che la stessa ricopre. A quel punto ho dovuto obbedire.
    Giulio a quella frase si arrabbiò ancora di più.
    GIULIO: Severino, ti ricordo che il Capitano qui sono io. Quindi, anche se ti chiama il Presidente della Repubblica gli ordini te li do io. E ora fuori!
    SEVERINO: Comandi, Capitano!
    Severino uscì dall'ufficio, lasciando il referto sulla scrivania. Lo seguirono il Maresciallo e Ghisoni.
    GIULIO: Ghisoni, lei rimanga e chiuda la porta.
    GHISONI: Comandi!
    Giulio si abbandonò sulla sua poltrona, era talmente arrabbiato, che non riusciva a respirare. Allentò il nodo della sua cravatta, per riprendere fiato ma non servì a molto.
    GIULIO: Hai novità?
    GHISONI: Durante la pausa pranzo, dovrei incontrarmi con il mio informatore a Perugia. Sembra abbia delle informazioni da darmi ma non so di cosa si tratta di preciso.
    GIULIO: Senti, dopo il casino che mi ha combinato oggi, non so se mi posso fidare di Severino.
    GHISONI: Mi scusi se mi permetto, signor Capitano, lei Patrizia la conosce meglio di me e Patrizia conosce bene Severino. Come dice il Maresciallo, due più due fa quattro.
    Giulio sorrise alle parole di Ghisoni, era riuscito a stemperare un po' la sua tensione.
    GIULIO: Hai ragione tu, immagino la telefonata. Povero Severino, l’ho trattato proprio male, eh?
    GHISONI: Un po’ ma Capitano non vorrei sembrarle indiscreto, ma è successo qualcosa?
    GIULIO: Sì, Ghisoni, ieri sera quando sono andato via con Amanda e Luca, Patrizia ci ha visti insieme e ha soprattutto notato Amanda che si teneva al mio braccio.
    Pietro non disse nulla, non voleva infierire. Sapeva, però, che Patrizia non l’avrebbe fatta passare liscia al Capitano.
    GIULIO: Ho capito la tua faccia Ghisoni. Conosco Patrizia e sarà dura riconquistare la sua fiducia.
    GHISONI: L’ha sentito suo padre?
    GIULIO: No, ho provato a chiamarlo ma non risponde e mia madre è fuori Roma.
    GHISONI: Capitano, io andrei, ho delle commissioni da sbrigare, prima che arrivi ora di pranzo, ci vediamo dopo.
    Giulio annuì, senza parlare. Era profondamente dispiaciuto per il modo aspro con cui aveva rimproverato Severino ma quel referto erano l'unica scusa valida per rivedere Patrizia e chiarire l’equivoco. Era evidente, che lei invece non aveva la minima intenzione di rivedere lui.

    Giulio era irrequieto, non riuscire a parlarle e saperla arrabbiata con lui, lo faceva impazzire. Decise, così, di andare da lei a Perugia, sentiva un bisogno quasi fisico di chiarirsi con lei a tutti costi. Doveva spiegarle che per lui Amanda non contava, forse non aveva mai contato nulla e che era solo lei la donna che amava più della sua stessa vita. Ciò che aveva visto non aveva nessun significato per lui.
    “Dovrà starmi a sentire a costo di ammanettarla ad una sedia!”
    Prese il capello, i guanti e si avvicinò alla scrivania del Maresciallo Cecchini.
    GIULIO: Maresciallo, io devo uscire per sbrigare delle commissioni. Se ha bisogno di me, mi chiami sul cellulare.
    Severino si avvicinò con gran fretta al Capitano.
    SEVERINO: Mi scusi, Capitano, ho i risultati dei controlli effettuati sui conti bancari della famiglia Chiodi e anche sui tabulati telefonici.
    Giulio lo guardò, era proprio dispiaciuto per come lo aveva trattato, gli poggiò una mano sulla spalla e lo portò con sé.
    GIULIO: Andiamo nel mio ufficio.
    MARESCIALLO: Capitano, ma lei stava uscendo!
    Giulio guardò amareggiato il suo cappello e i suoi guanti, doveva rimandare.
    GIULIO: Ci andrò un’altra volta.
    I tre si accomodarono nell’ufficio.
    GIULIO: Allora, Severino, cosa mi dici.
    SEVERINO: Secondo un mio accurato studio dei tabulati telefonici della vittima Franco Chiodi e del di lui fratello Luigi Chiodi, ho incrociato le varie telefonate ricevute e fatte ad uno stesso numero. Mi sono anche preso la libertà di scoprire a chi appartenesse il numero in questione.
    GIULIO: Severino, sii conciso, di chi è questo numero?
    SEVERINO: Il numero appartiene al signor Sperti Alessio.
    GIULIO: Quindi Luigi Chiodi ha mentito, è anche lui amico di Sperti.
    SEVERINO: Sì, Capitano ma non è tutto.
    GIULIO: Ah no?
    SEVERINO: Analizzando scrupolosamente tutti gli orari delle chiamate, se guarda attentamente sul tabulato del signor Sperti Alessio, risulta una chiamata fatta al signor Chiodi Luigi poco prima dell’omicidio, mentre sul tabulato del signor Chiodi Franco una chiamata al signor Alessio Sperti esattamente alle diciotto e trenta. Ed un’ultima chiamata importante alle diciannove e dieci dal signor Luigi Chiodi al fratello Franco.
    MARESCIALLO: Trenta minuti prima che Franco Chiodi fosse ucciso. E bravo Severino!
    Anche Giulio era soddisfatto del lavoro del suo carabiniere.
    GIULIO: Bravo, Severino, ottimo lavoro!
    SEVERINO: In verità, signor Capitano, non avrei finito. Se mi permette vorrei aggiungere una cosa.
    GIULIO: Continua, Severino.
    SEVERINO: Questa è la lista movimenti del conto corrente del signor Luigi Chiodi. Praticamente, ci sono pagamenti effettuati con bancomat e carta di credito in negozi lussuosi, ristoranti, alberghi eccetera eccetera.
    GIULIO: Praticamente ha il conto in rosso. Bene Severino, sei stato molto bravo.
    SEVERINO: Grazie, Capitano dovere.
    GIULIO: Bene Maresciallo, andiamo a prendere Luigi Chiodi, magari ci dirà dove si trova il signor Sperti.
    Proprio in quel momento, il cellulare di Giulio iniziò a squillare: finalmente era il padre che lo richiamava ma non rispose subito.
    GIULIO: Maresciallo, vada lei a prendere il signor Chiodi con Severino, io devo rispondere a questa chiamata urgente.
    MARESCIALLO: Comandi, Capitano. Andiamo Severino.

    Don Matteo pensò di far visita alla famiglia Chiodi per confortarli della perdita del loro caro e organizzare il funerale di Franco.
    I Chiodi erano tutti seduti intorno al tavolo a prendere il caffè e il sacerdote osservava attentamente le persone che aveva di fronte. Margherita era una donna dolcissima, ben vestita e composta nel suo dolore per la morte del figlio. Lucia, la moglie di Luigi, era una bella donna, di classe e nonostante in quella famiglia si stesse vivendo quel momento tanto drammatico, lei era impeccabile, truccata, capelli ben pettinati, vestito elegante con un foulard intorno al collo. La donna non aveva trascurato alcun particolare, la precisione nell’apparire perfetta era nella sua indole. Sergio, un uomo buono, di sani principi, legato al suo sigaro sin dalla giovane età e suo amico di sempre. La domanda che assillava, però, Don Matteo era dove fosse finito Luigi. Perché non era lì con loro? Dove era andato?
    DON MATTEO: Sergio, non hai proprio idea di chi potesse avercela con Franco fino ad arrivare a ucciderlo?
    SERGIO: No, Don Matteo, non ho proprio idea. Anche il Capitano ci ha fatto la stessa domanda ma lei conosceva Franco, era una persona buona.
    DON MATTEO: Mi spiace veramente per lui, era proprio un bravo ragazzo. Sergio, vorrei celebrare io i suoi funerali, se per te e la tua famiglia va bene.
    SERGIO: La ringrazio Don Matteo per tutto quello che fa per me e la mia famiglia.
    Don Matteo guardò Margherita che continuava a rimanere composta nel suo silenzio con lo sguardo fisso sul suo fazzoletto, che rigirava nervosamente nelle sue mani.
    DON MATTEO: Margherita, fatti forza! Immagino il tuo dolore. Dov’è andato Luigi? Come mai non è qui?
    SERGIO: Don Matteo, da quando è morto Franco, Luigi è molto nervoso. Non ci si può parlare, ogni pretesto è buono per sbattere la porta e andare via. Non so cosa gli sia preso.
    DON MATTEO: Lo so, Sergio, è una brutta situazione. Ora però io devo andare, passa nel pomeriggio in parrocchia così definiamo tutto per il funerale di Franco.
    SERGIO: Grazie, Don Matteo. Ci vediamo dopo.
    Don Matteo si avvicinò a Margherita e si chinò, le accarezzò i capelli e la guardò dolcemente. Non le disse nulla, non ce ne era bisogno, il suo sguardo consolatore la donna lo percepì subito. Prese la mano di Don Matteo e ricambiò il sorriso. Poi il sacerdote si avvicinò a Lucia.
    DON MATTEO: Arrivederci, Lucia.
    Lucia guardò Don Matteo con aria severa, quasi volesse dirgli che la sua presenza in quel momento era inopportuna. Fece un passo indietro per far togliere la mano del sacerdote dalla sua spalla e iniziò a togliere le tazzine sporche dal tavolo.
    SERGIO: La perdoni, Don Matteo ma anche Lucia è molto scossa dell’accaduto, era molto affezionata a Franco. Pensi, che è stato proprio lui a farle conoscere Luigi.
    DON MATTEO: Non ti preoccupare, Sergio, capisco il suo stato d'animo.
    All’improvviso, si sentirono delle urla provenire da fuori. Don Matteo e Sergio uscirono per vedere cosa stesse succedendo e videro Luigi che stava litigando animatamente con un uomo. Erano arrivati persino alle mani. Sergio si avvicinò per separarli e si rese conto che era Alessio Sperti. Anche Don Matteo intervenne per dividerli.
    DON MATTEO: Ragazzi fermi!
    Don Matteo prese Alessio Sperti e lo allontanò tenendolo a fatica, mentre Sergio afferrò il figlio Luigi.
    LUIGI: Papà è lui l’assassino di Franco!
    ALESSIO: Ti sbagli! A te serve solo qualcuno su cui scaricare la colpa. Sei stato tu ad ammazzarlo! Lo sapevano tutti quanto odiassi tuo fratello!
    Lucia arrivò e prese per il braccio il marito.
    LUCIA: Ma ti sembra questo il modo di comportarti? Stai dando spettacolo! Torna subito a casa, che vergogna!
    Luigi alle parole della moglie si placò. Lucia aveva molta influenza sull’uomo, per lui ogni suo desiderio era un ordine. Mentre stavano per rientrare in casa, una radiomobile dei Carabinieri si fermò. Erano il Maresciallo Cecchini, Severino e un altro carabiniere.
    MARESCIALLO: Signor Sperti Alessio e signor Chiodi Luigi, dovete seguirci in caserma.
    Gli uomini vennero presi e fatti salire in macchina. Lucia cercò di raggiungere il marito ma fu fermata da Sergio.
    LUCIA: Cosa succede?
    Sergio l’abbracciò e Lucia si lasciò andare in pianto liberatorio.
    MARESCIALLO: Don Matteo, signor Chiodi aspettiamo anche voi in caserma.
    Il Maresciallo e Don Matteo si scambiarono uno sguardo d’intesa, i due si sarebbero incontrati anche dopo da soli.
    Patrizia decise di andare a pranzo in un bar nelle vicinanze della Procura. Non aveva voglia di tornare a casa, anche perché aveva del lavoro arretrato da sbrigare. Entrò, si avvicinò alla vetrina e guardò insoddisfatta le pietanze esposte, non riusciva a decidersi, così optò per un'insalata. Nonostante fosse settembre inoltrato, la giornata era soleggiata e con poche nuvole. Lei adorava quelle giornate, non afose e col sole che le carezzava il viso. Decise di sedersi ad un tavolino all'esterno del locale, voleva tentare di rilassarsi. Chiuse gli occhi, tanto nessuno l’avrebbe notato, visto che erano coperti dai suoi occhiali da sole.
    Ad un certo punto, una sagoma le ombreggiò il viso. Sentì uno strano sfarfallio nello stomaco, non aveva il coraggio di aprire gli occhi. Rimase immobile per pochi istanti, fino a quando quest’ombra iniziò a parlarle.
    DOMENICO: Posso farle compagnia, dottoressa ?
    Il suono di quella voce la deluse...anche se non le dispiaceva sentirla. Sperava fosse Giulio ma forse era meglio così. Domenico, nel frattempo, attendeva ancora una sua risposta.
    DOMENICO: Patrizia, ci sei? Perché non mi rispondi?
    PATRIZIA: Scusa, Domenico ero sovrappensiero. Certo che ti puoi accomodare.
    DOMENICO: Hey, fatina! Frena il tuo entusiasmo, si vede che sei felice di vedermi.
    Patrizia gli sorrise, Domenico riusciva sempre a metterla di buon umore. Longhi, però, si rese subito conto che il suo era un sorriso tirato, quasi forzato.
    DOMENICO: Qualcosa non va, che cosa è successo?
    PATRIZIA: Nulla, Domenico, non ti preoccupare, sono solo un po’ stanca.
    Domenico sollevò i suoi occhiali da sole e la guardò negli occhi.
    DOMENICO: Tu credi che io me la beva? Scommetto che non hai neanche pranzato.
    PATRIZIA: Sto bene, tranquillo e poi ho pranzato.
    DOMENICO: Se un'insalata lo chiami pranzo, sei a posto, allora. Sentiamo, che ha combinato il tuo Capitano?
    Patrizia non gli rispose. Come sempre, aveva colto nel segno, sembrava essere l’unico a capirla al volo. I suoi occhi divennero lucidi. Domenico se ne rese conto e le abbassò gli occhiali.
    DOMENICO: Ti va se facciamo due passi e mi dici quello che è successo? Non puoi tenerti tutto dentro.
    Patrizia annuì, lui lasciò i soldi per la sua insalata sul tavolo e iniziarono a camminare. Lui le cinse la vita con un braccio e lei lo lasciò fare, anche se non sapeva spiegarsi quel leggero senso di fastidio al tocco di Domenico.
    DOMENICO: Allora, mi vuoi raccontare o ti devo torturare?
    Patrizia iniziò a piangere silenziosamente e Domenico l’abbracciò, lasciandola sfogare. Quando si calmò le asciugò le lacrime, la fece sedere su una panchina e la invitò a parlare.
    DOMENICO: Forza, sono tutto orecchie.
    PATRIZIA: Sono una stupida Domenico, sono proprio un'idiota.
    DOMENICO: Cosa dici? Perché saresti una stupida?
    PATRIZIA: Ieri mattina, Giulio è venuto a casa mia con Pietro per l'interrogatorio di mia sorella per il caso Chiodi. Lo abbiamo fatto a casa mia per farla sentire più tranquilla. Poi lei e Ghisoni sono andati via. Io e Giulio siamo rimasti soli e a quel punto mi ha baciata...cioè ci siamo baciati...e se non avesse squillato il suo cellulare...
    Domenico la fermò.
    DOMENICO: Ti prego, non andare oltre, ho capito. Mi hai già dato una pugnalata al cuore.
    Così dicendo, Domenico si esibì in una scenetta melodrammatica interpretando il finto ferito e poggiando la testa sulla sua spalla. Patrizia rise di gusto.
    PATRIZIA: Smettila di fare il pagliaccio!
    DOMENICO: Almeno ti ho fatto ridere!
    PATRIZIA: Grazie...
    DOMENICO: Scusa, toglimi una curiosità, non sei contenta che sia successo? In fin dei conti, non era quello che desideravi?
    PATRIZIA: Sì, infatti. Dovevamo incontrarci ieri sera per parlare di noi ma quando sono passata dalla caserma ho incontrato Giulio che stava uscendo con il figlio e Amanda. Lei lo teneva per il braccio.
    DOMENICO: Oh, cavoli!
    PATRIZIA: Domenico, erano belli insieme, una vera e propria famiglia. Io non posso fare questo, sono cresciuta con dei valori e il rispetto di una famiglia è sacro per me. So che Giulio mi ama, me lo ha ampiamente dimostrato ieri mattina ma io...non posso...
    DOMENICO: Ora basta piangere per il Capitano. Facciamo una cosa, stasera si esce come ai vecchi tempi.
    PATRIZIA: No, stasera non ne ho voglia e poi è da ieri che non chiamo mia sorella e vorrei passare la serata con lei.
    DOMENICO: Ok, comunque non puoi rifiutare un altro invito.
    PATRIZIA: Cioè?
    DOMENICO: Un mio amico sta organizzando una festa in una villa a pochi chilometri da Perugia. Sto aspettando che mi dica il giorno e l’ora. Sicuramente sarà per il fine settimana. Se ti va, dopo la festa potremo passare il week-end fuori, che ne pensi?
    PATRIZIA: Non so se è il caso, Domenico...
    DOMENICO: Non ti preoccupare, camere separate. Servirà solo per distrarti.
    Patrizia ci pensò un attimo, gli sorrise e accettò. Aveva proprio bisogno di staccare un po’ la spina.

    Domenico e Patrizia chiacchieravano ancora tranquillamente seduti sulla panchina.
    Ghisoni aveva finito da poco di parlare con il suo informatore e mentre stava salendo sulla sua auto, aveva notato i due. Decise così di chiamare subito Giulio.
    GIULIO: Ghisoni, dimmi!
    GHISONI: Capitano, io mi trovo ancora a Perugia, ho finito ora di parlare con il mio informatore e ci sono novità importanti.
    GIULIO: Io ho appena finito di parlare con mio padre, ha detto che mi farà sapere quanto prima, anche se non gli ho detto che è coinvolta Patrizia.
    GHISONI: A proposito di lei, le devo dire una cosa che non le farà piacere.
    Giulio sentì il cuore accelerare i battiti.
    GIULIO: Le è successo qualcosa?
    GHISONI: No, Capitano, stia tranquillo, però ora si trova nel parco di Perugia...con Domenico Longhi.
    GIULIO: Cosa?!
    GHISONI: Non si preoccupi, Capitano, la sto chiamando perché ho bisogno di alcune conferme, solo che per telefono non posso spiegarle nulla. Ho bisogno di parlare con Patrizia a tutti i costi.
    GIULIO: Ghisoni, prenditi tutto il tempo che ti serve e mi raccomando...proteggila...
    GHISONI: Comandi, Capitano!
    Ghisoni continuò a tenere sotto controllo i due mentre parlavano e aspettò fino a quando Domenico salutò Patrizia per andare via. Pietro la raggiunse.
    GHISONI: Ciao, Patrizia!
    Lei si voltò e si ritrovò davanti Pietro. Si guardò intorno, alla vana ricerca del suo bel Capitano ma si rese conto che chi desiderava vedere lì...non c'era...
    PATRIZIA: Ciao, Pietro, come mai qui?
    GHISONI: Sono venuto a trovare un’amica durante la pausa pranzo.
    PATRIZIA: Un’amica o la tua fidanzata?
    Pietro le sorrise, Patrizia era molto perspicace per queste cose.
    GHISONI: Un’amica! Senti ma quello non era Domenico?
    PATRIZIA: Sì, ci siamo incontrati al bar e abbiamo fatto una chiacchierata. Pietro...è tutto a posto?
    GHISONI: Sì, Patrizia tutto a posto! Mi chiedevo se ti va di organizzare una serata tra amici, magari in una di queste sere.
    Patrizia guardò Pietro, si chiedeva da quando era interessato a organizzare un’uscita con lei e Domenico. Sapeva benissimo che Longhi non gli era per niente simpatico. Patrizia lo guardò seria.
    PATRIZIA: A che gioco stai giocando, Pietro?
    GHISONI: Scusa, Patrizia non ti capisco.
    PATRIZIA: Credi davvero che io sia una stupida? Ho capito che stai facendo la talpa per il tuo Capitano.
    GHISONI: Guarda, che ti sbagli.
    Patrizia si alzò dalla panchina irritata, si voltò per andare via, lasciando Ghisoni senza parole. Poi, tornò un attimo indietro
    PATRIZIA: Non sbaglio. Ah, dimenticavo, riferisci al tuo Capitano di godersi la sua Amanda invece di perdere tempo con me.
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    Buonasera Monelles :checca: per me questo periodo è davvero tosto. E so que in questo periodo vi ho un pò trascurate. Però lo sapete che appena ho due minuti lo dedico volentieri e avoi e alla mie più grandi passioni... scrivere e G&P :lingua: Scusate se giovedì scorso non ho pubblicato... ma vi lascio volentieri un pezettino stasera ... Buona lettura :checca:

    Erano passati alcuni giorni da quell’ultimo viaggio nel tempo di Patrizia e fata Checca. Patrizia era molto stanca e dormiva profondamente. Inutili erano stati, i vari tentativi delle fatine, per svegliarla. Ora, erano tutte riunite intorno a lei che la osservavano preoccupate. Nella stanza fece ingresso fata Mela, con in mano un recipiente di acqua e degli asciugamani puliti. “Coraggio fatine. E’ ora di lavare la nostra Patrizia” Dal gruppo di fate riunito intorno alla ragazza, sbucò fata Fafà, una tenera fatina dai capelli corti e ricci. Un sorriso contagioso e occhi teneri coperti da grandi occhiali. Il suo vestito scintillante era color crema e con in braccio il suo fedelissimo cagnolino Leone di piccola taglia, con orecchie appuntite occhi enormi e sempre vispi. “Cosa succede?” Chiese allarmata a Fata Mela “Siamo tutte preoccupate per lei. Sono giorni che Patrizia dorme profondamente e nessuna di noi riesce a svegliarla” Fata Mela posò gli asciugamani e il recipiente d’acqua sul tavolo, si avvicinò a Patrizia e le toccò la fronte. La sua espressione era seria. “E’ tornata la febbre” Disse preoccupata “Il suo ultimo viaggio, oltre ad averla stancata, la ha anche provata psicologicamente.” Si volto con sguardo severo verso Fata Checca. “ Ti avevo avvisata. Non era ancora pronta per affrontare uno dei tuoi viaggi. Aveva bisogno di più tempo per riprendersi. Ma come al solito tu non ascolti mai, devi sempre fare di testa tua, per fortuna ti sei fermata in tempo.” Fata Checca con aria seccata, andò a sedersi sul letto al fianco di Patrizia. Anche lei toccò la sua fronte. “Sì, ma c’eri anche tu. Hai visto con quanta determinazione ha voluto fare quel viaggio, non ha voluto sentir ragione. Che altro dovevo fare? La consci meglio di me. Quando si mette in testa una cosa, non la smuove nessuno.” Anche fata Checca era molto preoccupata per Patrizia, si sentiva in colpa per ciò che aveva fatto. Ma era troppo orgogliosa per ammette che anche questa volta Fata Mela aveva ragione e ora Patrizia stava male per colpa sua. “Dovevi far fare a me un altro viaggio nel tempo con Patrizia” Ripetè con decisione fata Cinzia. Fata Checca si alzò di scatto e si diresse alla finestra, incrociando le braccia sul petto. “Secondo voi ho sbagliato, dite che non è pronta. Cercate sempre di proteggerla. Ma lei ha bisogno di guardare in faccia la realtà per tornare indietro e no di essere solo protetta.” Fata mela osservò Fata Checca con tenerezza. “Patrizia ha solo bisogno dei suoi tempi Checca. So che vorresti rivederla felice con la sua famiglia. Ma ha bisogno di tempo per poter riacquistare le forze necessarie.” Fata Checca strinse i pugni “Sì e nel frattempo per Giulio e la sua bambina la vita va avanti, lei rimane imprigionata in questo Castello. Così rischia solo di perdere tempo prezioso e soprattutto la sua famiglia.” “Capisco le tue preoccupazioni” La interruppe Fata Cinzia. “Ma credimi sono anche le nostre. Fata Mela ha ragione. Devi avere pazienza.” Fafà osservò il viso preoccupato di Fata Checca e le si avvicinò “Non preoccuparti Checca. Vedrai che Patrizia tra poco starà meglio.” Fata Fafà frugò nella tasca del suo vestito e tirò fuori un sacchettino, che poi passò a Fata Mela. “Mela. Oggi io e Leone siamo andati di nuovo a cercare le erbe mediche. Leone le ha fiutate, guarda quante ne abbiamo raccolte, sono le stesse che abbiamo usato per farla risvegliare la volta scorsa. Se le usassimo di nuovo? Pensi che potrebbero aiutarla?” Fata Mela sorrise e afferrò il sacchetto senza farselo ripetere due volte e svuotò il contenuto nella bacinella. Poi inumidì un panno e glielo passò con delicatezza per tutto il viso, la fronte, le gambe, le braccia. Ripeté l’operazione per alcune volte, quando finalmente, a poco la volta, Patrizia riaprì gli occhi. Una volta sveglia Patrizia si guardò intorno confusa. Guardò ad una ad una tutti i volti delle fatine intorno a lei fermandosi su quello di fata Checca. Le due si fissarono per un po’, poi fata Checca le sorrise. “Lo so che sei arrabbiata con me. Non volevo farti del male. Ma io ho cercato di avvisarti… Io sono fatta così, se qualcuno mi sfida io accetto e vado avanti” Patrizia ricambiò il suo sorriso “Penso che i miei viaggio con te non saranno piacevoli vero?” Fata Checca abbassò lo sguardo. Patrizia aveva colto nel segno. Sarebbe stato così . Fata Checca l’avrebbe accompagnata nei suoi viaggi della realtà più dura. Poi fata Mela le strinse la mano per attirare la sua attenzione. “Patrizia, hai ancora molti viaggi nel tempo da fare. Per il momento sei troppo debole, hai bisogno di riacquistare tutte le tue forze. Quindi se vorrai fare un altro viaggio nel tempo dovrai ascoltare le nostre raccomandazioni.” Patrizia annuì. Effettivamente sentiva una grande stanchezza per tutto il corpo, così decise che l’unica soluzione era seguire i consigli delle sue amiche fate.
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    Buongiorno monellissime del mio cuoricino :checca: mi scuso per aver saltato il nostro appuntamento settimanale con la nostra favola preferita... Ma voi lo sapete che quando voglio so farmi perdonare :checca: Vi lascio un pezzetto da leggere e attendo i vostri commenti :checca:

    Patrizia era di nuovo nella torre, che fissava dalla finestra il buio più assoluto e la pioggia che continuava a scendere fitta. Sospirava rivivendo attimo dopo attimo, quello che fata Checca le aveva fatto rivivere, il tocco della sua mano sulla fronte di Giulio, il calore della sua pelle… i suoi pensieri su di lei. All’epoca pensava che Giulio non la considerasse, non la desiderasse. Invece lui l’amava già. Quanto tempo avevano perso per i suoi dubbi. Invece il suo cuore era sempre stato pieno d’amore per lui. Con un dito seguì una goccia di pioggia che scivolava sulla finestra. “Giulio quando finirà tutto questo, quando potrò riabbracciarti?” Avrebbe voluto tanto ascoltare la sua voce, le sue rassicurazioni, il calore di un suo abbraccio. Chiuse gli occhi, quasi come se lo aspettasse alle sue spalle, ma invano. Attese un altro po’ poi rassegnata si voltò e andò a sedersi sul letto. Un lieve bussare alla porta interruppe i suoi pensieri. La porta si aprì ed entrarono fata Mela Cinzia e Checca. Patrizia si irrigidì all’istante.
    “Ecco le tre fatine. Sentiamo e ora dove mi volete portare? Come posso farvi divertire ancora un po’?” Fata Mela sorrise “Da nessuna parte Patrizia. Sei troppo stanca per affrontare un altro viaggio nel tempo. Hai bisogno di riposo. Siamo qui per assicurarci che tu lo faccia.” Patrizia afferrò le lenzuola del letto, stringendole forte. “Io non ho bisogno di riposare. Ho solo bisogno di andare avanti nei viaggi. Ho bisogno di andare fino in fondo per capire cosa mi sta succedendo e di tornare della mia famiglia, da mia figlia. Perché ancora non l’ho vista? Perché non mi avete portato ancora da lei?” Fata Cinzia si avvicinò a Patrizia accarezzandole i capelli. “Ancora non è il momento di vedere la tua bambina, devi avere ancora un po’ di pazienza. Ti assicuro che arriverà anche quel momento. Ma ora devi riposare Patrizia, sei molto stanca e affaticata piccola mia.” Patrizia si scostò dalle carezze amorevoli di fata Cinzia alzandosi di scatto e allontanandosi dalle tre fate. “Vi ho detto che non sono stanca. Voglio continuare il viaggio nel tempo. Ne ho bisogno vi prego.” Le tre fate si guardarono dubbiose. Poi fata Checca, si fece avanti, fissando con decisione il viso di Patrizia. “Bene Patrizia. Se è questo quello che vuoi, io ti accontento subito. Ma bada che questa volta sarà dura e dovrai essere coraggiosa, fino alla la fine e se me lo chiederai, io non potrò portarti indietro fino a quando non sarà tutto finito.” Patrizia si avvicinò a fata Checca e ricambiò il suo sguardo con detrminazione. “Cosa stiamo aspettando?” Fata Checca le sorrise poi, le prese le mani e entrambe furono avvolte in un vortice di luce.
    Avvolte ancora nel vortice di luce fata Checca e Patrizia sostenevano i propri sguardi con determinazione e sfida, quando d’improvviso la luce svanì e si ritrovarono in una stazione dei treni. Si guardò intorno e la riconobbe subito. Era la stessa stazione in cui Giulio era andato a prendere Amanda e che per qualche coincidenza assurda, lei non si presentò. Fu così che incontrò Giulio dopo tanto tempo e che le diede il passaggio per Gubbio. Quanto era bello quel giorno nella sua divisa. Patrizia tornò a guardare fata Checca sorridente. Aveva capito cosa facevano là, avrebbe rivissuto quel magico incontro con Giulio e d’improvviso il cuore iniziò a batterle forte. Ma fata Checca non ricambiò il suo sorriso, al contrario la sua espressione era seria. “Non è quello che stai pensando Patrizia.” Le disse fata Checca, come se le avesse letto nel pensiero. Continua a guardarti intorno e poi vedrai. Patrizia la guardò sorpresa, poi continuò a guardarsi intorno e finalmente, in un turbine di persone che scendevano dal treno appena arrivato, intravide la figura di Amanda. Era bella come sempre, con gli occhi coperti da enormi occhiali da sole che le stavano d’incanto. Fasciata in un abito attillato color prugna. In una mano il suo bagaglio e nell’altra un cappotto nero. Notò che si guardava intorno come voler cercare qualcuno e quel qualcuno non si fece attendere molto. Le corse incontro abbracciandola e baciandola con passione. “Amore finalmente sei arrivata. Mi sei mancata tanto davvero” Lei ricambiò il suo abbraccio, stringendosi a lui con passione. “Anche tu mi sei mancato tanto Giulio. Perdonami per ieri sera. Ero davvero stanca e nervosa dal lungo viaggio. Avevo attraversato l’Oceano, ed ero distrutta . Poi, il pensiero di rimettermi in viaggio per arrivare fino a qui, mi ha fatto perdere la pazienza. Perdonami amore mio. Ti prometto che saprò farmi perdonare” Come una vera ammaliatrice, Amanda accarezzò il viso di Giulio regalandogli un sorriso malizioso, colmo di aspettative. “Per fortuna non sei venuto in divisa, così posso baciarti come si deve.” Detto ciò Amanda catturò le labbra di Giulio, baciandolo e lui ricambiò con trasporto. Patrizia a quella scena impallidì. Strinse i pugni talmente forte che le mani pian piano divennero bianche. Fata Checca si avvicinò afferrandole le mani e massaggiandole. “Non fare così Patrizia. Te lo avevo detto che non sarebbe stato facile. Devi farti forza, non abbiamo ancora finito. Vieni con me.” Ancora con le mani intrecciate, fata Checca e Patrizia si avviarono seguendo i due innamorati. Fecero il tragitto sedute entrambe sul sedile posteriore della macchina di Giulio. Patrizia era incredula della situazione . “Ma dico questo è uno scherzo? Mi stai facendo stare sul sedile posteriore della macchina di Giulio e mi costringi a sopportare di vedere Amanda che si struscia su Giulio mentre guida? Ci manca solo che si fermano in un angolo nascosto a fare chissà cosa sotto il mio naso.” Fata Checca non rispose ma fissava Patrizia con aria divertita. Per un pò sostenne quello sguardo, poi un espressione di orrore apparì sul viso di Patrizia. “No fata Checca, tu non puoi farmi questo. Dimmi che non è così perché altrimenti faccio il finimondo.” Patrizia si girò con furia verso Amanda e cercò di colpirla senza successo, la sua mano attraversa la testa della donna “Brutta strega, megera e indemoniata. Giù le zampe da mio marito o giuro che ti faccio secca.” I suoi colpi diventavano sempre più violenti e disperati, fino a quando non scoppiò in lacrime. Fata Checca riuscì a bloccarle le mani con forza e la voltò verso di lei “ Non accadrà quello che pensi tranquilla. E comunque è inutile che ti dimeni tanto, lo sai che non possono sentirti. Io ti avevo avvisata ora fai la brava”. Patrizia si liberò dalla stretta della fatina con violenza. “ Qui non c’è il tuo fidanzato che si sta scambiando effusioni con miss Vipera.” Fata checca sorrise “Prima di tutto non sono fidanzata, ma sono sposata. Poi qui si parla di te e non di me.” Patrizia la guardò sorpresa “Sei sposata?” “Certo!” Affermò la fata con decisione. “E lo è anche fata Cinzia. Cosa credi che una vita privata ce l’hai solo tu?” Patrizia scoppiò a ridere “ Ed è sposata anche fata Mela” “No, lei è fidanzata. Ma siamo in molte ad essere sposate e anche con prole e comunque, non c’è nulla da ridere.” Improvvisamente Patrizia si rese conto che l’auto di Giulio stava percorrendo le stradine di Gubbio, fino a fermarsi sotto casa loro. Scesero tutti dalla macchina e Patrizia si girò intorno con la testa in su, ammirando i palazzi e le due finestre che lei amava tanto. Quella di casa di Giulio e quella di casa sua. Poi vide che i due fidanzati si avviarono verso il portone di Giulio. Salirono in silenzio in casa e Giulio andò subito ad aprire la finestra. Poi tornò con un dolce sorriso ad abbracciare la sua Amanda e a baciarla con passione. Patrizia guardò infuriata fata Checca. “Allora ne hanno per molto questi due?” Fata Checca s’incamminò verso la finestra e indicò quella di fronte con una mano. Lei si avvicinò e dall’altra parte c’era lei che osservava la scena con le lacrime agli occhi. Poi si voltò e da quella prospettiva riconobbe la circostanza. Un tuffo al cuore le trafisse. Era un girono in cui lei e Giulio avevano trascorso un piacevolissimo pomeriggio insieme. Si erano incontrati per caso in una libreria di Gubbio e avevano parlato, visto libri e scambiato opinioni. Lui era stato così dolce con lei, le aveva fatto molti complimenti e le aveva regalato un libro, un romanzo d’amore: Jane Eyre, che lei adorava tanto e facendole anche una dedica. “La dolcezza, la forza e la determinazione della protagonista di questo romanzo, sono pregi che vivono in te... Con affetto Giulio” Mentre i due continuavano a scambiarsi quel bacio sempre più appassionato, quel pomeriggio le trascorreva di nuovo davanti. I loro sorrisi, i loro sguardi complici, la loro spensieratezza. Lei aveva capito che tra loro stava nascendo qualcosa, soprattutto dopo un tenero bacio che lui le aveva dato sulla guancia, prima di salutarla. Poi il duro colpo. Scoprire che l’aveva salutata in fretta per andare a prendere Amanda dalla stazione, mentre a lei aveva detto che doveva incontrarsi con un amico. Le aveva mentito. I due si staccarono. “Giulio, ora vado a fare una doccia per rinfrescarmi.” Amanda accarezzò il viso di Giulio sorridendole maliziosamente “Aspettami amore” Lui ricambiò il sorriso, rimanendo a guardarla mentre si dirigeva in bagno. Poi si lasciò cadere sul divano sospirando, strofinandosi con forza il viso. Giulio si voltò verso la finestra aperta, si alzò e si avvicinò. Patrizia notò, che chi c’era dall’altra parte non c’era più. Sapeva dov’era. Era sul suo lettino, della sua camera in un mare di lacrime. Poi osservò il viso contratto di Giulio e istintivamente, posò la sua mano sulla tempia di Giulio. Doveva sapere quello che Giulio stesse pensando in quel momento. Ma non funzionò, la sua mano attraversò la testa. Poi un’altra mano afferrò la sua e si posarono entrambe di nuovo sulla stesso punto. Fu così che i pensieri di Giulio furono svelati.
    “Dove sei Patrizia. Sarai uscita con un tuo amico? Fidanzato? Ma alla fine a me non deve riguardare quello che fa Patrizia nella sua vita privata. Certo, ho passato un bel pomeriggio con te. Ma perché ti ho mentito? No, non avrei dovuto farlo, non so nemmeno perché l’ho fatto. Avrei dovuto dirle che stavo andando a prendere Amanda dalla stazione. In fin dei conti si potrebbero incontrare. Sì, ma perché mi faccio queste domande? Siamo solo amici no? E poi che pensieri stupidi. Io amo Amanda, sono profondamente innamorato di lei. E’ vero a volte mi fa impazzire, però la amo e a Patrizia le voglio bene. Come ad una sorella più piccola. Sì è così.” Patrizia si liberò immediatamente dalla presa e tolse la mano dalla tempia di Giulio. Iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza, come una furia. Poi si bloccò e si fermò vicino a Giulio. “Ehi, tu! Pezzo di baccalà. Con tua sorella più piccola a cui tu dici di voler bene, ti sei sposato e ci hai fatto anche una figlia. Ma tu guarda questo. Vorrei spaccargli la faccia.” Dall’altra parte della stanza fata Checca rideva a crepapelle della situazione. Patrizia si voltò e la guardò fulminandola. “E tu cosa hai da ridere? Mi sa che tu sei la fatina maligna e non quella buona. Ma chi ti credi di essere?” Fata Checca la osservò divertita. “ Patrizia, Patrizia. Io sono stata sincera con te. Ora non me ne puoi fare una colpa” Così dicendo fata Checca indicò il corridoio e Patrizia guardò avanzare Amanda avvolta in una vestaglia di seta bianca corta, aperta che lasciava intravedere benissimo il completino succinto che non lasciava molto spazio all’immaginazione. “Giulio, eccomi sono pronta. Dove sei amore mio” Patrizia diventò rossa dalla rabbia. Avanzò in gran fretta e con aria minacciosa verso fata Checca, le afferrò le mani e la guardò dritta negli occhi. “Portami via all’istante da qui. Forse non posso far fuori Amanda. Ma posso provarci con te.” Fata Checca si lasciò andare in un’altra delle sue risate ma esaudendo la richiesta di Patrizia. Un altro vortice di luce le avvolse e sparirono via.
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    CITAZIONE (mariakiara @ 25/2/2016, 16:59) 
    mi è giunta notizia che gli ascolti di dm sono notevolmente diminuiti - e ciò mi ha procurato una grande soddisfazione! Ma voi ne sapete niente?

    Non ne sapevo nulla... ma ci inforrmiamo subitissimo, così, se è vero facciamo festa :checca:
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    siiii belli davvero ... non vedo l'ora che cominci. Speriamo solo che non lo trasmettono di Lunedì sera :blink:
    Io ho appuntamento con NCIS Los Angeles :checca:
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    CITAZIONE (Fafà @ 24/2/2016, 21:30) 
    ma tu l'hai guardato??? :risata: :risata:

    Ma che domande mi fai faina??? :aaa: :aaa: :aaa: OROREEEEEEE mai e poi mai guardere Don Matteo. Nemmeno se mi puntassero una pistola alla tempia :angry: :angry: :angry:
1514 replies since 26/8/2010
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