Don Matteo 8 ... Io lo immagino così

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  1. cinziagabri
     
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    Ahhhh scappate da tutti e godetevi la felicità ritrovata !!!!
    Bellissimo aggiornamento checca :kiss:
     
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  2. mariakiara0051
     
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    Nonono, qui c'è qualcosa che non va.... non avendo nulla da fare, aspettando che arrivi qualcuno sul covo, sono andata a rileggere le ultime puntate, e ho notato una cosa che mi ha impensierito.....

    .... quello che il capitano dic'è a Patrizia: " Ascolta, oggi ho il pomeriggio libero, vado a casa per stare un po' con Luca e poi..... che ne diresti se ci incontrassimo...."
    Ecco, questo mi preoccupa un po'....mi è sembrata una scena già vista, e.... vi ricordate come è finita?

    Attento capitano.....
     
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    Buonasera monellissime... vediamo di andare un pochino avanti :checca: buona lettura a tutte :abbraccio:

    L’aria era fresca e l’estate stava per far posto a un mite autunno. Patrizia si trovava già vicino la Fontana Maggiore, in attesa del suo Giulio. Guardava interessata la bellezza di quella scultura, lo scorrere dell’acqua sulle meravigliose decorazioni. Era appoggiata alla ringhiera che circondava la fontana quando alle sue spalle sentì una voce.
    GIULIO: Mi scusi, signorina, sta per caso aspettando qualcuno?
    Un sorriso radioso apparve sul viso di Patrizia, sentire la sua voce l'aveva sempre fatta fremere. Si voltò lentamente e incrociò i suoi bellissimi occhi. Patrizia gli si avvicinò, gli posò le mani sulle spalle, per poi farle risalire lentamente dietro la sua nuca. Si avvicinò sempre più al suo viso, sentire il suo profumo era una sensazione meravigliosa. Chiuse gli occhi e poggiò la fronte sul mento di Giulio. Lui la strinse forte a sé, prese il suo viso tra le mani e la baciò con passione. Rimasero abbracciati per un po’, era bello sentirla tremare di emozione, stretta tra le sue braccia.
    PATRIZIA: Aspettavo un affascinante Capitano dei Carabinieri...
    Giulio le sorrise dolcemente...
    GIULIO: Ti va di fare una passeggiata?
    Patrizia annuì felice.
    PATRIZIA: Vieni, ti porto in un posto bellissimo.
    Camminarono a lungo, abbracciati stretti l’uno all’altra, si guardavano spesso, non riuscivano a credere a ciò che stavano vivendo in quel momento.
    GIULIO: Dove stiamo andando? E’ da un po’ che camminiamo.
    PATRIZIA: Non brontolare sempre. Ah, già, avevo dimenticato che sei più incline alla corsa che alla passeggiata. Avrei dovuto dirti di metterti in tuta e scarpe da ginnastica.
    GIULIO: Spiritosa la mia fidanzata.
    A quella frase, Patrizia si fermò e iniziò a tremare. Lo guardò timidamente. Lui si avvicinò, prendendola tra le braccia e sollevandole il mento.
    GIULIO: Ho detto qualcosa che non dovevo?
    PATRIZIA: Allora...è tutto...vero?
    Giulio le sorrise teneramente...
    GIULIO: Certo, amore mio, che è tutto vero. Tu, però, non mi lasciare mai più.
    Patrizia si avvicinò alle labbra del suo bellissimo Capitano e lo baciò.
    PATRIZIA: Mai più...promesso...
    Giulio la sollevò, tenendola per la vita e stretta tra le sue braccia.
    PATRIZIA: Comunque siamo arrivati, Capitano.
    Giulio la poggiò a terra e si guardò intorno. L’unica cosa che vedeva era una lunga scalinata. Ci pensò un attimo.
    GIULIO: Eh sì! Se volevi portarmi fin lassù, dovevi dirmi della tuta e delle scarpe da corsa.
    PATRIZIA: Avanti, pigrone, andiamo che sta per fare buio, altrimenti non riusciremo a vedere nulla.
    Patrizia lo trascinò per tutta la scalinata ma appena arrivati in cima, Giulio rimase affascinato.
    GIULIO: E' bellissimo! Non ero mai venuto qua...
    PATRIZIA: Questo posto si chiama “Giardini Carducci”. Vengo qua quando rimango per pranzo a Perugia. Questo è il mio giardino, mi piace e mi rilassa. Diciamo che è anche il mio confessore, sa tutto di me...di noi due. Solo che non sapeva ancora che siamo tornati insieme.
    GIULIO: Allora lo dobbiamo informare subito...
    Giulio l'abbracciò e la baciò ancora. Si presero per mano ed entrarono nel giardino. Si avvicinarono ad una colonna, sulla quale faceva bella mostra un mezzobusto.
    GIULIO: E questo chi è?
    PATRIZIA: Come chi è? Leggi il nome, Giulio.
    Giulio iniziò a leggere.
    GIULIO: La storia il paesaggio ispirarono qui a Giosuè Carducci il “Canto dell’amore” dal nome di lui questo giardino s’intitola. Ma lo dobbiamo dire anche a lui di noi due?
    Patrizia sorrise divertita.
    PATRIZIA: E poi sarei io la spiritosa. Vieni, ti faccio vedere un’altra cosa.
    Il giardino si affacciava imponente sulla valle e sui monti circostanti. Il panorama era spettacolare, il sole stava oramai tramontando, mentre le prime luci dei lampioni gli donavano un'aria romantica e un silenzio rilassante li stava avvolgendo.
    GIULIO: E' meraviglioso...
    PATRIZIA: Anche a me piace tantissimo. Devi sapere che Giosuè Carducci fu ispirato da questo bellissimo panorama, quando scrisse la sua ode “Canto dell’amore”.
    Giulio le cinse la vita con le braccia e la tirò a sé.
    GIULIO: Ho capito quali sono le tue intenzioni. Ora mi reciterai l’ode di Carducci.
    PATRIZIA: In verità ti ho portato qui per farmela recitare da te. E non sto scherzando...
    GIULIO: Ok, preparati.
    La racchiuse nuovamente tra le sue braccia e la baciò appassionatamente. Patrizia ricambiò il suo bacio con tutto l'amore che aveva nel cuore, desiderosa che quel momento non finisse mai.
    PATRIZIA: Dolcissima la tua ode, Capitano...
    GIULIO: Vuol dire che le concederò molto volentieri il bis, dottoressa...
    Ormai il sole era calato e i lampioni illuminavano il giardino.
    PATRIZIA: Sarà meglio andare prima che ci chiudano dentro.
    Uscirono dal giardino e ritornarono alla Fontana Maggiore.
    PATRIZIA: Dovrei chiamare Assuntina.
    GIULIO: Perché?
    PATRIZIA: Sono venuta con lei e le sue amiche qui a Perugia. Per sapere a che ora incontrarci esattamente per il ritorno.
    GIULIO: Se vuoi ti riaccompagno io a casa.
    PATRIZIA: Se poi qualcuno ci vede?
    GIULIO: Ormai è buio, non correremo nessun rischio.
    PATRIZIA: Allora le invio un SMS.
    Lungo la strada, decisero di fermarsi a mangiare un panino veloce. Arrivarono vicino casa di Patrizia e il cellulare di Giulio squillò per l’arrivo di un SMS. Lo aprì: era Assuntina.
    GIULIO: E’ tua sorella, mi ha mandato un SMS.
    PATRIZIA: Cosa dice?
    GIULIO: “Vacci piano con mia sorella. Comunque, bentornato in famiglia.” Ma come scrive? Quando imparerà ad esprimersi decentemente?
    Patrizia sorrise. Poggio la testa sullo schienale, fissando Giulio.
    PATRIZIA: Cosa hai fatto alle donne di casa Cecchini?
    Giulio la guardò sognante, la sua pelle era morbida e delicata, il suo sorriso dolcissimo e suoi occhi scintillanti d'amore per lui. Sentì l'amore per lei stringergli il cuore, togliendogli il respiro.
    GIULIO: Sei bellissima...e io ti amo da impazzire, Patrizia...
    Si avvicinò al suo viso, le diede un bacio leggero e restò a guardarla.
    PATRIZIA: Capitano, il mio galateo m'impone di chiederle se si vuole accomodare in casa mia per offrirle qualcosa.
    GIULIO: Dottoressa, il mio galateo mi impone di non poter rifiutare il suo invito.
    Entrarono in casa. Avevano ancora bisogno di stare insieme e di assaporare un po’ della loro felicità appena ritrovata.

    Patrizia era impegnata a prepararsi per andare a lavoro. Giulio era già andato via e lei non l’aveva nemmeno sentito. Era molto delusa di questo aspetto della loro storia ma per il momento era il prezzo da pagare per tenere segreta la loro storia. Sognava quei momenti di vita quotidiana, come alzarsi la mattina e fare colazione insieme, guardare un film abbracciati sul divano, condividere tutto della loro vita. Quanto, però, doveva aspettare ancora? Decise che era ora di inviare l’e-mail all’avvocato De Rossi, aveva aspettato anche troppo per farlo. Si cambiò velocemente per andare in caserma.
    Giulio, nel frattempo, era nel suo ufficio, seduto sulla sua poltrona, una decina di fascicoli giacevano sulla sua scrivania e la sua voglia di lavorare era pari a zero. Aveva ben altro a cui pensare, decisamente più piacevole di quelle scartoffie, che il resto in quel momento non contava nulla.
    Il Maresciallo osservava attento il comportamento strano del suo Capitano ed era sempre più preoccupato, non riusciva a capire cosa gli stesse accadendo, non era da lui rimanere in arretrato con il lavoro.
    MARESCIALLO: Signor Capitano, posso?
    GIULIO: Prego, Cecchini, entri!
    MARESCIALLO: Tutto a posto, Capitano?
    Giulio era davvero esasperato dall’invadenza del Maresciallo, era un continuo interessarsi alla sua vita.
    GIULIO: Certo, che è tutto a posto. Cecchini, è da un po’ di giorni che tutte le mattine mi fa la stessa domanda ma che vede di strano?
    MARESCIALLO: No, niente Capitano. E’ solo che la vedo rilassato, tranquillo.
    GIULIO: E per lei è un problema se sono rilassato e tranquillo? Vuol dire che sto bene, no?
    MARESCIALLO: Mi fa piacere che stia bene, però non è da lei.
    GIULIO: Cosa non è da me, Cecchini?!
    MARESCIALLO: Mi scusi, signor Capitano se mi permetto ma questa cosa gliela devo proprio dire. E’ da giorni che ha quei fascicoli da firmare e non l’ha ancora fatto, non è da lei!
    Giulio era stato colto in fallo ma Cecchini stava oltrepassando il limite.
    GIULIO: Maresciallo, vuole farmi rapporto?
    MARESCIALLO: Ma no, si figuri!
    GIULIO: Ah! La ringrazio. Comunque, non si preoccupi, ora adempierò al mio dovere. Capita a tutti un momento di stanchezza.
    MARESCIALLO: Io non la vedo stanco Capitano, al contrario.
    GIULIO: Cecchini ha deciso di farmi una seduta di psicoanalisi, per caso?
    MARESCIALLO: Io? Perché Capitano? Mica sono un dottore io, che analizzo.
    GIULIO: Senta, facciamo così. Io controllo questi documenti, li firmo e poi lei li sistema tutti in archivio. Va bene?
    MARESCIALLO: Io li devo sistemare?
    GIULIO: Vede altri marescialli in questa caserma?
    MARESCIALLO: No, io solo sono.
    GIULIO: Appunto!
    Mentre i due continuavano a parlare, Patrizia bussò alla porta dell’ufficio di Giulio.
    PATRIZIA: Buongiorno, Capitano. Buongiorno, Maresciallo.
    GIULIO: Buongiorno, dottoressa, prego si accomodi.
    MARESCIALLO: Buongiorno!
    Il buongiorno del Maresciallo fu freddo e scostante, alla vista della figlia chinò la testa per non guardarla e lei notando la sua reazione passò all’attacco.
    PATRIZIA: Capitano, avrei bisogno di parlare in privato con lei, se non le dispiace.
    Giulio, ora, si trovava in mezzo ad una vera propria guerra fredda tra Patrizia e il padre, e la cosa non gli piaceva affatto. Sapeva quanto i due fossero simili, così decise di non parlare, di non prendere le parti di nessuno dei due.
    MARESCIALLO: Bene, Capitano, visto che la dottoressa deve parlare in privato con lei, io vado. Aspetto che mi dia i documenti d’archiviare.
    Patrizia non poteva non rispondere alla provocazione del padre.
    PATRIZIA: Maresciallo, le dispiacerebbe chiudere la porta quando esce?
    Come al solito, l’ultima parola doveva essere la sua. A quel punto, il Maresciallo non rispose, Patrizia guardò soddisfatta suo padre uscire dall’ufficio e chiudersi la porta alle sue spalle. Quando tornò a guardare Giulio, però, lui la stava guardando con aria di rimprovero.
    PATRIZIA: Cosa c’è? Perché mi guardi così?
    GIULIO: Non starai un po’ esagerando con tuo padre?
    PATRIZIA: Ah no, Capitano, niente prediche da parte tua. Non le sopporto, lo sai.
    GIULIO: La mia non è una predica ma una constatazione: stai esagerando.
    PATRIZIA: Hai deciso di litigare?
    GIULIO: No, ma che dici?
    PATRIZIA: Peccato...sarebbe stata un’ottima scusa per fare pace.
    GIULIO: Dottoressa, credo sia il caso di cambiare discorso.
    PATRIZIA: Già, lo penso anch’io.
    Patrizia si accomodò sulla sedia, accavallando sensualmente le gambe e guardando Giulio con un sorrisetto malizioso. Giulio deglutì a fatica, cercando di riprendere il controllo delle sue emozioni. Era bello finalmente parlarsi e scherzare con lei come facevano un tempo. Tutto questo era mancato ad entrambi.
    GIULIO: Sei qui per lavoro?
    PATRIZIA: No, in verità sono qui perché vorrei parlarti della mail da inviare all’avvocato De Rossi. Avrei bisogno di alcune informazioni, che solo tu puoi darmi. Dovremo, quindi, decidere insieme quando parlarne, vorrei essere il più precisa possibile nella descrizione del problema.
    GIULIO: Capisco...
    Giulio prese un fascicolo e lo aprì, iniziò a leggerlo, senza curarsi di lei. Patrizia lo guardò delusa, si era limitato a risponderle un semplice "capisco". L’espressione indifferente del suo volto, il suo modo di risponderle freddo e distaccato, l'ignorare la sua presenza, la ferirono profondamente. Si aspettava più entusiasmo e voglia di risolvere subito la questione con Amanda, per stare finalmente insieme senza alcun problema. Forse...aveva cambiato idea e non voleva più rivolgersi ad un legale...magari per lui la loro storia andava bene così. Respirava a fatica. Decise che era il caso di togliere il disturbo...
    PATRIZIA: Comunque, ora devo andare a lavoro, sono in ritardo. Poi mi fai sapere tu.
    GIULIO: Ok, ci sentiamo dopo, allora.
    Patrizia continuava a non capirlo, perché la stava trattando così? Andò via, si sentiva una stupida, forse...forse desiderava troppo e non poteva permettersi di pretenderlo da un rapporto ricominciato da poco. Tutti i sogni che aveva desiderato si realizzassero presto, erano svaniti come neve al sole. Si impose di non ritornare sull'argomento. Si sarebbe accontentata di vivere la storia giorno dopo giorno, senza illudersi e soprattutto senza pretendere nulla da Giulio.
     
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  4. mariakiara0051
     
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    No no no, così non va! Capitano, smettila di stare con un piede in due scarpe e tira fuori..... gli attributi, come dicono dalle mie parti !!!!

    Anzi, dalle mie parti siamo ancora più espliciti! Però, anche la pazienza ( di Patrizia ) ha un limite !!! E pure ĺa mia !!!!!
     
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  5. Fafà
     
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    Cavoli....Patrizia è una bella testona e con Cecchini non cede eh!!
    Ma il capitano ci tiene così tanto a quella serpe di Amanda??? Io farei carte false per togliermela dattorno.....
    Che bel lungo aggiornamento!!!!
     
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  6. Fatema
     
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    Capitano comportati bene, manda a c.... Amanda, povero Maresciallo :D
     
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  7. cinziagabri
     
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    Ma non si erano appena ritrovati, dopo una folle notte d'amore? :bacini: :urrà:
    Dico ma questo continuo cambio di passo non li ha già stressati abbastanza? :aaa:
    Bellissimo aggiornamento checca :applauso: muiiii romantico in ogni caso!!
    Adesso urge il seguitooo :viva: :lingua:
     
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    Buonasera mie monelle :checca: piccolo pezzettino x augurarvi la buonanotte :checca:

    Patrizia arrivò in Procura e si immerse immediatamente nel suo lavoro, saltando anche il pranzo. In quel momento, si stava concedendo un po’ di relax, seduta sulla sua poltrona, senza scarpe, con i piedi sulla sua scrivania e...con un nodo in gola. Teneva in mano il suo cellulare, lo girava e rigirava senza tregua, guardando le decine di chiamate di Giulio, a cui lei non aveva dato risposta. Non aveva nessuna voglia di sentirlo. Era davvero delusa e ferita dal suo comportamento.
    Ad un tratto, sentì bussare alla porta, tolse i piedi da sopra la sua scrivania e si ricompose velocemente.
    PATRIZIA: Avanti!
    La sua segretaria fece capolino, lasciando la porta aperta.
    FEDERICA: Dottoressa, è arrivato il Capitano Tommasi. Gli ho detto che è impegnata e che non vuole essere disturbata ma ha insistito. Ha detto che è urgente.
    Giulio non aspettò fuori, come la segretaria gli aveva chiesto e si infilò nell’ufficio, senza che lei se ne accorgesse.
    PATRIZIA: Lo vedo...
    La segretaria la guardò interrogativa. Patrizia le fece cenno col capo, informandola che dietro di lei c’era qualcuno. La ragazza si voltò e si trovò davanti Giulio.
    FEDERICA: Capitano, le avevo gentilmente chiesto di attendere fuori.
    Giulio la ignorò, i suoi occhi erano fissi su Patrizia.
    PATRIZIA: Vada pure, non si preoccupi.
    Rimasero soli e lui si avvicinò alla scrivania.
    PATRIZIA: Se un giorno di questi la mia segretaria ti picchierà, io non interverrò anzi le darò una mano. Non è la prima volta che entri così nel mio ufficio.
    GIULIO: Mi odi così tanto?
    Patrizia ignorò le sue parole e sparì sotto la sua scrivania. Giulio si sporse quanto più possibile sul tavolo, per cercare di capire cosa stesse combinando nascosta ma non ci riuscì
    GIULIO: Patrizia ma che stai facendo?
    PATRIZIA: Mi rimetto le scarpe, mi facevano male i piedi e le ho tolte...Ecco fatto.
    Patrizia uscì da sotto la scrivania e nel farlo diede una colpo violento sul bordo.
    PATRIZIA: Ahi! Accidenti!
    Giulio sorrise divertito e le si avvicinò.
    GIULIO: Ti sei fatta male?
    Patrizia si rialzò tenendo la mano nel punto preciso dove aveva dolore.
    GIULIO: Vieni qui, fammi vedere cosa ti sei fatta.
    PATRIZIA: No, fermo! Mi fa male.
    GIULIO: Lo so che ti fa male, l’ho sentita la botta.
    Giulio le tolse delicatamente la mano e si avvicinò alla sua testa, fece spazio tra i capelli e guardò più da vicino, notando un piccolo bernoccolo. Avvicinò le sue labbra e baciò teneramente il gonfiore.
    A quel contatto, Patrizia iniziò a tremare, sentirlo così vicino, quel dolcissimo bacio...il proprio corpo contro il suo, il calore della sue mani, il profumo della sua pelle...Patrizia rabbrividì.
    GIULIO: Questa è la seconda volta che vengo in suo aiuto, dottoressa, lei è un po’ maldestra, ultimamente.
    Si guardarono e scoppiarono entrambi a ridere.
    GIULIO: Mi dici perché non hai risposto alle mie chiamate?
    PATRIZIA: Te lo ha detto anche la mia segretaria, ero molto impegnata.
    Giulio capì che stava mentendo. La prese tra le braccia e la strinse forte.
    GIULIO: Non hai mai saputo dire le bugie. Se non mi dici cosa c'è, non ti lascio andare.
    Patrizia poggiò il viso sul petto di Giulio e rimase in silenzio. Non voleva dirgli la verità, aveva timore di costringerlo a prendere decisioni per le quali magari ancora non si sentiva pronto. Giulio le sollevò il mento e la guardò negli occhi.
    GIULIO: Amore, perché non me lo vuoi dire?
    PATRIZIA: Perché non è...importante.
    GIULIO: Tesoro, tutto ciò che ti riguarda per me è importante. Quindi, se non mi dici che è successo, rimaniamo qui tutta la notte.
    La determinazione di Giulio, il suo abbraccio, la convinsero subito.
    PATRIZIA: Ho pensato che...non volessi più che io contattassi l’avvocato De Rossi.
    GIULIO: Perché, se ti ho detto che per me va bene?
    PATRIZIA: Quando te ne ho parlato prima in caserma...ti ho visto titubante, come se la cosa non ti interessasse più...ma non sei obbligato...se non vuoi...per me va bene...
    Patrizia abbassò lo sguardo, non voleva che Giulio si accorgesse dei suoi occhi pieni di lacrime. Giulio la guardò dolcemente, accarezzandole il viso.
    GIULIO: No, amore, non è così. E’ solo che non è facile gestire tuo padre. Tu eri di spalle e non lo vedevi ma aveva gli occhi puntati su di noi, pronto a cogliere un qualsiasi segnale.
    PATRIZIA: Sa di noi?
    GIULIO: No, non sa nulla ma negli ultimi giorni non mi da tregua. Si è accorto che il mio umore è cambiato, che sono più tranquillo e rilassato, come dice lui.
    Patrizia mise le braccia intorno al collo di Giulio.
    PATRIZIA: Ed è la verità, Capitano?
    GIULIO: Dottoressa, dopo anni di servizio nell’Arma, è la prima volta che sono in arretrato nel mio lavoro d’ufficio e tutto per colpa sua. Ovviamente, al segugio di tuo padre, non è sfuggito neanche quello.
    Patrizia si strinse forte a Giulio.
    PATRIZIA: Perdonami sono stata una stupida..è che ho così tanta paura di perderti di nuovo che...
    GIULIO: Perdonata...
    PATRIZIA: Giulio, anche se siamo nel mio ufficio e tu sei in divisa...posso avere un bacio?
    Giulio non se lo fece ripetere due volte. La strinse ancora di più a sé. La sua mano salì a sfiorarle con un dito prima la fronte, poi il naso e infine il contorno della bocca. Si avvicinò alle sue labbra e la baciò teneramente.

    L’autunno era arrivato e con lui le prime piogge. Gli alberi iniziarono a spogliarsi delle proprie foglie, che ricoprivano le vie di un manto multicolore.
    Giulio e il Maresciallo erano in ufficio, intenti a controllare dei verbali, quando Ghisoni entrò come una furia.
    GHISONI: Capitano, hanno chiamato dal Castello di Biscina, è stato trovato il cadavere di una ragazza.
    GIULIO: Forza, Maresciallo, andiamo.
    Arrivarono al maniero a sirene spiegate, percorrendo il lungo viale alberato. Un piccolo gruppo di persone circondava il corpo della vittima, in attesa del loro arrivo. Anche un’ambulanza era già sul posto ma i medici non avevano potuto fare altro che constatare il decesso della ragazza.
    GIULIO: Maresciallo, Ghisoni, raccogliete i dati dei presenti e poi fate sgombrare.
    Giulio si avvicinò alla vittima e la guardò attentamente. Era una bellissima ragazza, con lunghi capelli biondi, magra, perfettamente truccata. Indossava un tubino nero laminato, lungo fino alle caviglie e scarpe alte color argento. Non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo viso perfetto, ormai pallido, dalla sua pelle bagnata dalla pioggia. Era strano che con quel freddo, indossasse un abito così scollato.
    Il Maresciallo si avvicinò al Capitano, rimanendo alle sue spalle, non era riuscito ancora a vedere il corpo della giovane.
    MARESCIALLO: Capitano, abbiamo preso i dati dei presenti e stiamo facendo sgombrare la zona. Il cadavere è stato scoperto dal custode, che era venuto ad aprire il cancello, questa mattina alle sette e trenta. A quanto pare, il castello è stato ristrutturato da poco, manca solo qualche rifinitura esterna, che spiega la presenza della piccola impalcatura qui di fronte. Verrà inaugurato a giorni come sala per ricevimenti. L’unica cosa che hanno saputo dirci, è che la ragazza era una modella. Ieri mattina era qui per un servizio fotografico.
    Giulio non disse nulla, era totalmente preso da quella ragazza e il suo pensiero volò alla sua Patrizia.
    "Mio Dio! Potrà avere l’età di Patrizia".
    MARESCIALLO: Capitano ma mi ha sentito?
    Il Maresciallo non ricevendo alcuna risposta, si avvicinò ancora di più a lui e il suo sguardo si posò sul viso della vittima. Appena la vide, si sentì mancare.
    MARESCIALLO: No! Non può essere lei. Patrizia, povera la mia bambina.
    Giulio si voltò subito verso il Maresciallo.
    GIULIO: Maresciallo, lei sa chi è questa ragazza? E cosa c'entra sua figlia?
    Cecchini respirava a fatica, il suo viso divenne pallido. Aveva visto crescere quella ragazza con la sua Patrizia giorno dopo giorno. E ora era lì, senza vita. Cecchini era veramente addolorato. Giulio si rese conto del suo stato d’animo ma lui doveva sapere.
    GIULIO: Cecchini, sto aspettando una sua risposta.
    Il suo tono era deciso e fermo. Il Maresciallo riprese fiato a fatica.
    MARESCIALLO: Signor Capitano, questa ragazza è Ilaria...Ila, l’amica di Patrizia.
    Giulio rabbrividì. Quella rivelazione lo sconvolse. Ghisoni si avvicinò e anche lui la riconobbe subito, quante volte l’aveva incontrata insieme a Patrizia per le vie di Gubbio. Nessuno dei tre si rese conto dell’arrivo del magistrato, quando Ghisoni la vide però era ormai troppo tardi.
    GHISONI: Capitano, è arrivato il magistrato.
    Giulio si girò di scatto, guardò immediatamente il viso di Patrizia e capì subito che l’aveva già riconosciuta. Giulio le andò incontro, non voleva che si avvicinasse, voleva portarla lontano da quella scena che le procurava solo dolore. Patrizia era immobile, con gli occhi sbarrati e ormai pieni di lacrime. Lasciò cadere la sua borsa e iniziò a correre verso di lei ma Giulio l'afferrò per un braccio e la strinse tra le sue braccia in tempo. In quel momento, non gli importava se la loro storia fosse stata scoperta, Patrizia aveva bisogno di lui e non esitò un attimo.
    Patrizia cercò di liberarsi dalla presa di Giulio ma non ci riuscì, la teneva stretta a sé con tutte le sue forze.
    PATRIZIA: Lasciami, Giulio, quella è Ilaria, la mia amica. Non può essere! Dimmi che non è morta! Fammi andare da lei, ti prego!
    Patrizia urlava disperata, incredula. La sua amica Ilaria, la persona con cui aveva condiviso tante esperienze di vita, era distesa a terra, senza vita.
    GIULIO: No, Patrizia! Non puoi andare da lei. Sei troppo sconvolta.
    Don Matteo arrivò e alla sua vista Giulio tirò un sospiro di sollievo, era la prima volta che era contento di vederlo arrivare sul luogo di un delitto. Don Matteo capì dallo sguardo di Giulio, la sua richiesta di aiuto. Senza esitare, Don Matteo si avvicinò a Patrizia.
    GIULIO: Don Matteo, la prego, la porti via da qui. Io devo aspettare il medico legale e la scientifica.
    DON MATTEO: Non si preoccupi, Capitano, ci penso io a lei.
    PATRIZIA: Giulio non farmi questo, non mandarmi via.
    Giulio la guardò teneramente negli occhi, avvicinandosi al suo viso e tenendole la mano.
    GIULIO: Ora cerca di calmarti, non posso permetterti rimanere qui in questo stato. Io ti raggiungo appena posso. Ti prego, amore mio, vai con Don Matteo...
    DON MATTEO: Capitano, la porto dalla parte opposta del castello, può raggiungerci lì.
    Don Matteo scambiò uno sguardo d’intesa con il Giulio e la portò via con sé. Lui ritornò al suo dovere. Vedere Patrizia in quello stato l’aveva ferito profondamente.
    GIULIO: Ghisoni!
    GHISONI: Comandi, Capitano!
    Giulio si fermò a fissare la piccola impalcatura sul lato sinistro del castello vicinissima alla vittima, sicuramente la ragazza era caduta da lì.
    GIULIO: Chiama i proprietari della tenuta e convocali in caserma insieme a tutte le persone presenti. Chiama anche il responsabile della ditta di ristrutturazione. Voglio la lista completa di tutti i dipendenti. Scava nella vita privata della ragazza, amici, parenti, fidanzati, tabulati telefonici qualunque cosa che la riguardi insomma, voglio sapere tutto.
    GHISONI: Comandi, Capitano!
    Il Maresciallo, nel frattempo, continuava a guardare attonito la ragazza, in attesa del medico legale che tardava a arrivare.
    MARESCIALLO: Quanto ci mette ad arrivare il medico legale? Non posso vederla così. Povera ragazza.
    Giulio capiva benissimo il dolore del Maresciallo, quella ragazza era stata una persona importante nella vita della figlia e anche nella sua. Ora anche lui era un padre e poteva capire benissimo lo stato d’animo di Cecchini.
    GIULIO: Maresciallo, mi faccia una cortesia, vada in caserma e inizi ad interrogare i proprietari del castello, li ho fatti già convocare da Ghisoni.
    MARESCIALLO: E Patrizia?
    GIULIO: Non si preoccupi, Patrizia ora è con Don Matteo.
    Il Maresciallo continuava a fissare il corpo della ragazza, con gli occhi pieni dalle lacrime.
    MARESCIALLO: Capitano, vorrei chiederle il permesso di poter dare la notizia ai genitori di Ilaria.
    GIULIO: Sicuro che se la sente?
    MARESCIALLO: E’ il minimo, hanno sempre voluto bene alla mia Patrizia come fosse loro figlia e noi ad Ilaria.
    GIULIO: Vada, Maresciallo e porti Severino con lei.
    MARESCIALLO: Grazie, Capitano. Comandi!
     
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  9. cinziagabri
     
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    Oh mamma mia che svolta tragica... :nuuu:
    Bravo il capitano che ha fatto la cosa giusta, infischiandosene di far scoprire il suo riavvicinamento a Patrizia :abbraccio: qualche volta fà la cosa giusta! :applauso:
     
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  10. mariakiara0051
     
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    Meno male che nella prima parte il capitano ha chiarito il suo comportamento con Patrizia. Come sempre, per loro, le cose non dette diventano un problema.

    E adesso, comincia un altro giallo che coinvolge dolorosamente la famiglia Cecchini. Stavolta però un plauso al capitano che fa la cosa giusta, preoccupandosi di proteggere e sostenere la sua Patrizia.

    😕 ahimè! Solo 10 messaggi! Junior member. E quando ridivento monellas ???
     
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  11. Fafà
     
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    Bene sembra che i due testoni abbiano capito la lezione....non lasciare una discussione a metà ...non permettere alle incomprensioni di scavare un fiume profondo!
    Bisogna vedere se adesso questo delitto che colpisce da vicino Patrizia contribuirà ad avvicinarli
    Checca sei un mito con questi aggiornamenti grazie !! :kiss:
     
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  12. mariakiara0051
     
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    Anch'io ti mando un bacio , checca, per questo bell'aggiornamento, ma sono a corto di faccine !
     
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    Seguo a ruota la nostra Cinzia e vi lascia un aggiornamento... scusate la mia lunga assenza, :wub: in futuro cercherò di essere un pò più puntuale mie dolcissime monelle :checca:




    Il dottor Cosimo Mangeli, il medico legale, era un uomo simpatico, sulla quarantina, aspetto gradevole e molto educato. Non era un nuovo acquisto, il Capitano aveva avuto già modo di lavorare con lui ma da quando era arrivato Longhi, Giulio non lo aveva più visto.
    COSIMO: Salve, Capitano, come va?
    GIULIO: Buongiorno, dottor Mangeli, bene.
    L’uomo si mise subito a lavoro. Giulio era irrequieto e impaziente, il suo unico pensiero era di raggiungere Patrizia. Voleva sapere come stava, starle vicino, consolarla, farle sentire il suo amore, il suo calore in un momento per lei così doloroso e difficile. Per sua fortuna, il dottor Mangeli fu veloce nel trarre le sue prime conclusioni.
    COSIMO: Capitano, la morte della ragazza risale a questa mattina, diciamo intorno alle sei. E’ morta cadendo presumo da quella impalcatura, battendo la testa. La morte è stata istantanea. Sicuramente è stata spinta, visto che è arrivata a terra di spalle. Inoltre, guardi sul braccio destro, è un livido lasciato sicuramente da qualcuno che l’ha dovuta prendere o strattonare per poi buttarla giù. Comunque, dovrò effettuare l’autopsia per poterle dare notizie più precise, queste ovviamente sono le primissime ipotesi.
    GIULIO: Va bene dottore, quando potrà farmi avere il referto?
    COSIMO: Capitano, la informo sin da ora che con il trasferimento di Longhi e un altro collega in malattia, siamo a corto di personale, quindi ci vorrà qualche giorno. Purtroppo ho altri referti da consegnare.
    GIULIO: La ringrazio.
    Il medico andò via, sul posto rimasero Giulio, Ghisoni e altri sottoposti, che insieme alla scientifica stavano controllando l’impalcatura. Ghisoni scese in gran fretta e si avvicinò a Giulio.
    GHISONI: Capitano, guardi qui, ho trovato questa bottiglietta, sembra di un medicinale. L’etichetta non è molto leggibile, la pioggia ha quasi cancellato il nome.
    Giulio la osservò.
    GIULIO: Facciamola analizzare, manda i ragazzi in caserma e tu rimani con me. Io raggiungo Patrizia, è con Don Matteo sul retro del castello. Ti aspetto lì.
    GHISONI: Comandi, Capitano!
    Giulio era angosciato, quante cose dolorose avrebbe dovuto raccontare alla sua Patrizia. Dove avrebbe trovato il coraggio per farlo?
    Patrizia e Don Matteo erano seduti su una panchina, lei piangeva ancora disperata con la testa poggiata sulla spalla del parroco. Giulio li raggiunse e si avvicinò.
    GIULIO: Patrizia!
    Lei alzò la testa e incrociò lo sguardo di Giulio. Non esitò, gli corse incontro, gettandosi tra le sue braccia. Giulio la strinse forte a sé, accarezzandola.
    GIULIO: Ti prego, amore mio, non piangere...
    Don Matteo li guardò finalmente soddisfatto, era contento per loro ma non era il momento delle felicitazioni. Decise di lasciarli soli, i due ragazzi avevano bisogno di parlare. Guardò Giulio.
    DON MATTEO: Capitano, io vado via, se ha bisogno di me sa dove trovarmi.
    GIULIO: Grazie, Don Matteo.
    Patrizia era inconsolabile, nei suoi occhi si leggeva chiaramente il dolore, la rabbia e la disperazione per la morte della sua migliore amica.
    GIULIO: Patrizia, ti prego, cerca di calmarti, devi farti forza. Lo so che non è facile ma lo devi fare.
    PATRIZIA: Come posso calmarmi, Giulio? Ila era la mia migliore amica!
    GIULIO: Lo so, amore mio e so anche che stai soffrendo terribilmente ma devi reagire.
    PATRIZIA: No Giulio, tu non capisci!
    Patrizia allontanò Giulio da sé. La sua stretta, le sue attenzioni, il suo continuo chiederle di smetterla di piangere, la stavano soffocando.
    PATRIZIA: Giulio, in questo momento non sono in grado di calmarmi, smettila di dirmi quello che devo fare! Non ne posso più di sentirtelo dire!
    Giulio si avvicinò e la prese con forza tra le braccia, avvicinandola di nuovo a sé.
    GIULIO: Invece ora tu farai quello che ti dico io! Pietro ti accompagnerà a casa, mentre io andrò in caserma e appena avrò finito, ti raggiungerò con la tua auto. Ho già disposto il sequestro del castello e fatto rimuovere il cadavere per l’autopsia, le autorizzazioni le darai dopo a me.
    Patrizia lo guardava pietrificata. Giulio si rese subito conto di aver esagerato un po’.
    GIULIO: Scusami, per come ti ho trattata poco fa ma non mi hai lasciato altra scelta. Non sopporto vederti piangere, mi fa stare troppo male.
    Patrizia si strinse nuovamente a lui.
    PATRIZIA: Giulio, promettimi che arresterai chi le ha fatto questo. Promettimelo!
    Giulio prese il suo viso tra le mani e la guardò intensamente negli occhi.
    GIULIO: Te lo prometto, amore! Chiunque sia stato, lo prenderò.

    Giulio tornò in caserma. Era visibilmente turbato, vedere Patrizia in quello stato l’aveva ferito profondamente. Ora, però, doveva darsi da fare, lo attendeva un duro lavoro. Aveva fatto una promessa al suo amore e avrebbe fatto di tutto per mantenerla.
    La caserma era un via vai di gente, avevano interrogato molte persone ma nessuna era riconducibile alla ragazza. Era diventato un vero e proprio incubo per Giulio. Esaminava scrupolosamente ogni prova e dettaglio fornitogli. Anche il Maresciallo tornò in caserma e si accomodò direttamente nell’ufficio del Capitano.
    MARESCIALLO: Signor Capitano!
    GIULIO: Venga, Cecchini, si accomodi. Come è andata?
    MARESCIALLO: Torno ora dalla casa di Ilaria, i genitori sono distrutti.
    GIULIO: Lo posso immaginare, Maresciallo.
    MARESCIALLO: Ci sono novità?
    GIULIO: No, Maresciallo ho interrogato tutte le persone convocate, esaminato tutte prove ma niente che porti ad un legame con la vittima. La ditta impegnata alla ristrutturazione non è del posto, quindi nessuno dei dipendenti o il titolare la conoscevano. Il custode ha riconfermato la versione data a lei, l’aveva vista solo un paio di volte di sfuggita. La ditta che l’aveva ingaggiata per il servizio fotografico invece la chiamava saltuariamente, quindi non sapevano molto di lei. Infine, stiamo attendendo i signori Castaldi, i proprietari del castello, abbiamo saputo che erano in viaggio e dovrebbero arrivare domani mattina. Maresciallo siamo nel buio più totale.
    MARESCIALLO: Capitano, io invece ho fatto un po’ di domande sulla vita privata di Ilaria ai suoi genitori, mi hanno detto che frequentava un ragazzo di nome Mirko Ruggeri, ex compagno di università, tra l’altro lo conosce anche mia figlia Patrizia. Mi hanno dato una foto dei due e il suo indirizzo.
    Il Maresciallo passò la foto e l’indirizzo al Capitano.
    GIULIO: Ghisoni!
    GHISONI: Comandi, Capitano!
    GIULIO: Tu e Severino andate a prendere questo signore. Si chiama Mirko Ruggieri.
    GHISONI: Comandi, Capitano!
    I due rimasero nuovamente soli.
    MARESCIALLO: Capitano...e mia figlia Patrizia?
    GIULIO: E’ a casa sua, l’ho fatta accompagnare da Ghisoni, non si preoccupi. Senta, Maresciallo, io devo andare da lei dopo per riportarle l’auto, perché non va lei al mio posto? Così, per parlare un po’ con sua figlia.
    MARESCIALLO: No, è meglio di no. Vada lei e non si preoccupi, magari avrete anche modo di chiarirvi.
    Giulio si schiarì la voce, l’affermazione di Cecchini l’aveva messo decisamente in imbarazzo.
    GIULIO: Non mi sembra il momento di affrontare questi discorsi con sua figlia, Maresciallo. Se vuole, possiamo andare insieme.
    MARESCIALLO: No, Capitano, se non le dispiace io preferirei rimanere in caserma. E’ meglio che vada lei, Patrizia vorrà sapere del caso.
    Giulio si arrese. Cecchini era veramente dispiaciuto per la morte di Ilaria e sicuramente era meglio non insistere, pensò Giulio.
    GIULIO: Va bene, Cecchini, ora può andare.
    MARESCIALLO: Grazie, Capitano.
    Il Maresciallo uscì dall’ufficio avvilito, distrutto e andò a sedersi dietro la sua scrivania. Anche lui iniziò a lavorare al caso, voleva trovare il colpevole della morte di Ilaria.
    Ghisoni e Severino tornarono da casa di Mirko Ruggeri ed entrarono immediatamente nell’ufficio del Capitano.
    GHISONI: Signor Capitano, a casa del signor Ruggeri abbiamo trovato solo la madre, ci ha detto che il figlio non lo vede da ieri sera. Ci ha riferito che ha avuto un'accesa discussione con la vittima e che subito dopo la ragazza è andata via di corsa. Invece il figlio è andato a dormire. Questa mattina, la madre è andata a svegliarlo intorno alle cinque ma lui era andato già via. La signora ha provato a chiamarlo diverse volte sul cellulare ma lui non ha mai risposto.
    GIULIO: Dove lavora?
    GHISONI: In un’impresa di pulizia di Gubbio.
    GIULIO: Ghisoni, chiama quest’impresa e chiedi se oggi si è presentato a lavoro, lo dobbiamo trovare a tutti i costi. Tu, Severino invece controlla le sue ultime chiamate dal telefonino. Inoltre cerca qualsiasi altra notizia sulla vita del ragazzo.
    SEVERINO: Comandi, Capitano!
    Severino uscì subito dall’ufficio e si mise a lavoro. Giulio guardò il Maresciallo, che era immerso nello sconforto più totale.
    GIULIO: Ghisoni, ho bisogno ancora del tuo aiuto. Io devo andare da Patrizia, tieni d’occhio il Maresciallo, non sta tanto bene e per qualsiasi cosa chiamatemi.
    GHISONI: Comandi, Capitano!
    Giulio si avvicinò alla scrivania del Maresciallo.
    GIULIO: Maresciallo, io vado da Patrizia, le affido la caserma e se ha bisogno di me, mi chiami.
    MARESCIALLO: Grazie, Capitano!
    Giulio gli sorrise, gli dispiaceva vedere il suo amico in quello stato.
    Giulio uscì dalla caserma che era già era buio. Aveva passato ore e ore a lavoro, il tempo era volato senza che se ne rendesse conto. Era stanco ma voleva arrivare quanto prima dal suo amore. Prima, però, doveva avvisare a casa. Prese il cellulare e mandò un SMS ad Amanda.
    "Non torno a casa. Ho delle importanti indagini in corso."
    Amanda gli rispose quasi subito.
    "Va bene."
    Da quando era tornato con la sua bellissima e amatissima Patrizia, la voce di Amanda lo irritava ancora più di prima e la sua sola vista gli dava la nausea. Salì sull’auto di Patrizia e andò da lei.
    Patrizia era seduta fuori in veranda, avvolta in un caldo plaid, a aspettare che arrivasse Giulio. Mille ricordi le riaffiorarono alla mente, i bei momenti vissuti con Ilaria, sempre insieme fino a quando, ormai grandi, le loro vite si erano separate. Era stata proprio lei ad aiutarla, tre anni prima, ad andare via da Gubbio. All’inizio si sentivano spesso ma poi pian piano la cosa era scemata da sola, così, senza un motivo apparente. Patrizia, da quando era tornata, non l’aveva mai incontrata e tanto meno l’aveva cercata. L'immagine del suo corpo inerme a terra senza vita, era l’ultimo ricordo che le era rimasto.
    Faceva freddo quella sera ma lei non lo sentiva, era più forte il dolore che stava provando.
    Giulio parcheggiò e le si avvicinò, la prese per mano e l’aiutò ad alzarsi.
    GIULIO: Amore ma che fai qui fuori al freddo? Su vieni, entriamo in casa.
    Si sedettero sul divano e Giulio l'avvolse in un caldo abbraccio.
    GIULIO: Hai mangiato qualcosa?
    PATRIZIA: No, non ho molta fame.
    Giulio le sollevò il mento.
    GIULIO: Eh no, amore mio! Niente storie, preparo io qualcosa da mangiare.
    Giulio stava per alzarsi, quando Patrizia lo bloccò.
    GIULIO: Lascia, è meglio di no. Cucino io per tutti e due. Tu limitati ad apparecchiare il tavolo, ti riesce meglio.
    Patrizia si alzò, mentre Giulio sorrise alla sua battuta, poi le prese la mano e la tirò a sé.
    GIULIO: Non sa cosa si perde, cara dottoressa.
    La frase di Giulio la fece sorridere.
    PATRIZIA: Capitano, so benissimo cosa mi perdo e ci rinuncio volentieri.
    Giulio guardò teneramente Patrizia: aveva gli occhi rossi e gonfi per il pianto, era pallida e stanca...ma per lui era comunque bellissima. Le prese il viso tra le mani, baciandone ogni millimetro teneramente, per poi soffermarsi sulle sue labbra. Lei si lasciò andare al suo bacio, stringendosi forte a lui, aveva bisogno di sentirlo vicino, di sentire il calore del suo corpo, di sentirsi protetta tra le sue braccia. Rimasero a lungo abbracciati, fino a quando Patrizia sentì lo stomaco del suo Capitano brontolare per la fame. Alzò la testa e rise.
    PATRIZIA: Capitano, io vado in cucina, lei si sbrighi ad apparecchiare. Il suo stomaco protesta.
    I due si sedettero a tavola. Giulio non aveva il coraggio di dirle nulla. Lei, invece, lo guardava, aspettando una sua introduzione al discorso. Lui continuava a tacere, così decise di fare il primo passo.
    PATRIZIA: Non hai nulla da dirmi, Giulio?
    Lui posò la posata e la guardò, prendendole la mano.
    GIULIO: Speravo me lo chiedessi, non sapevo proprio come iniziare il discorso...
    Patrizia aveva mille domande da porgli ma riusciva a sentire solo un nodo in gola che la soffocava. Bevve un sorso d’acqua per riprendersi e inspirò profondamente.
    PATRIZIA: E’ venuto il medico legale?
    GIULIO: Sì, il dottor Mangeli.
    PATRIZIA: Cosimo Mangeli, lo conosco, è bravo e scrupoloso. Cosa ti ha detto?
    GIULIO: La morte di Ilaria è avvenuta intorno alle sei di questa mattina, quasi sicuramente è stata spinta giù dall’impalcatura. Era abbastanza alta. Ha un livido sul braccio destro, segno di una forte presa. Avrà litigato con qualcuno.
    PATRIZIA: Quando ci darà il risultato dell’autopsia?
    Giulio rimandò la sua risposta, sapeva che Patrizia avrebbe perso la calma.
    GIULIO: Abbiamo anche ritrovato una bottiglietta. A quanto pare si tratterebbe di un medicinale. Lo stiamo facendo analizzare.
    Patrizia però non si diede per vinta.
    PATRIZIA: Giulio, ti ho fatto una domanda. Quando ci darà i risultati dell’autopsia Mangeli?
    A quel punto Giulio dovette dire la verità.
    GIULIO: Patrizia, per il referto autoptico ci vorrà qualche giorno. Sono a corto di personale.
    Patrizia balzò in piedi e iniziò a camminare su e giù per la stanza.
    PATRIZIA: Sono a corto di personale? Scuse, sono solo scuse! Domani mi sentiranno!
    Giulio non rimase sorpreso della sua reazione, era prevedibile ma cercò comunque di farla ragionare.
    GIULIO: Patrizia non puoi comportarti così, il nostro non è l’unico caso della zona.
    PATRIZIA: Ti metti anche a giustificarli, adesso?
    Il tono di voce di Patrizia era alterato, segno che la sua calma era ormai al limite.
    GIULIO: Ascolta, amore, credo sia meglio che tu ti prenda un po’ di riposo. Magari chiedi delle ferie. E’ stato un periodo particolare...Quello che è successo con Longhi, il fatto di tenere di nuovo segreta la nostra storia e ora anche la morte di Ilaria.
    PATRIZIA: Cosa vuoi dire con questo?
    GIULIO: Forse è meglio lasciare il caso ad un altro magistrato, tu sei troppo coinvolta.
    L’affermazione di Giulio fu come una doccia gelata per Patrizia. Lui dubitava della sua professionalità, della sua capacità a scindere il lavoro dalla vita privata.
    PATRIZIA: Stai scherzando, spero?
    Giulio non rispose, dalla sua espressione era chiaro che era proprio ciò che pensava. Patrizia gli si avvicinò, guardandolo dritto negli occhi. Era delusa.
    PATRIZIA: Ok, Capitano, giriamo la storia. Questa mattina nel cortile di quel castello viene ritrovato il cadavere del suo migliore amico. Poi arrivo io e le dico di lasciare il caso a un suo collega, perché lei è troppo coinvolto e non sarebbe in grado di condurre adeguatamente le indagini. Cosa mi risponderebbe, Capitano?
    Giulio continuava a tacere. Patrizia andò verso la sua valigetta, l’aprì e prese un fascicolo. Tornò da lui e glielo porse.
    PATRIZIA: Questo è perché non sono in grado di seguire il caso.
    Giulio lo prese, mentre Patrizia andò a chiudersi nella sua stanza. Aprì la cartellina e dentro vi trovò tutto ciò di cui lui aveva bisogno per proseguire le indagini. In quel momento si sentì un perfetto idiota. Nonostante il dolore che Patrizia stava provando, aveva trovato subito la lucidità per continuare a fare il suo lavoro in modo impeccabile. Posò i fogli sul tavolo e la raggiunse nella sua camera. La trovò stesa sul letto, con il viso affondato nel suo cuscino, che piangeva a dirotto.
    "Questa volta è per colpa mia."
    Si stese accanto a lei, accogliendola fra le sue braccia e posandole un bacio tra i capelli.
    GIULIO: Scusami, Patrizia, sono stato uno stupido...io...io volevo solo proteggerti dal dolore che stai provando. Vieni qua amore.
    Giulio l’attirò a sé, facendola girare verso di lui e stringendola forte.
    GIULIO: Che ne dici se cerchiamo di dormire un po’? E’ stata una giornata pesante e domani non sarà da meno.
    PATRIZIA: Rimani qui con me questa, notte? E Amanda?
    Giulio la guardò asciugandole le lacrime.
    GIULIO: Amanda chi?
    Patrizia gli sorrise e si lasciò cullare dal caldo abbraccio di Giulio, che continuava a coccolarla, fino a quando lei si addormentò, sfinita. Anche Giulio alla fine cedette alla stanchezza, addormentandosi con il suo amore tra le braccia.
     
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  14. Fafà
     
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    Già Amanda chi??? E chi la conosce!
    Meno male che i nostri piccioncini vanno d'amore e d'accordo.....tubando tutto il tempo perchè adesso con la morte della sua amica Patrizia ha bisogno di tutto il sostegno!!
    Grande Checca che ci hai deliziato con un bel pezzo sostanzioso...e non mi stancherò mai di questa storia...aspettando pazientemente
     
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  15. mariakiara0051
     
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    "Amanda chi?"
    Bella risposta, capitano, stavolta mi sei proprio piaciuto!
    E così questa bella storia riprende alla grande!
    Non vedevo l'ora e sono incuriosita e coinvolta! Complimenti, cara Checca!!
     
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481 replies since 1/9/2012, 22:29   24485 views
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